Talebani (Getty)
Le Nazioni unite aprono le porte della conferenza in Azerbaigian al governo afgano, che non hanno mai neanche riconosciuto. Una barzelletta, a cui si aggiunge la richiesta di fondi per il clima da parte del regime.
Fare politica usando i morti: durante il Covid, questo stratagemma ha funzionato troppo bene perché qualcuno non fosse tentato di adoperarlo di nuovo. Sta accadendo con l’agenda green, spinta anche a colpi di emergenze esistenziali: se non agiamo, ci lasciamo le penne. Per la proprietà transitiva: se qualcuno ci lascia le penne, è perché voi girate con le auto diesel e non avete il cappotto termico a casa.
LA FOLGIA DI FICO
A Valencia, ieri, è successo qualcosa di epocale. Decine e decine di vittime per precipitazioni che l’agenzia meteorologica statale spagnola ha definito «straordinarie». In un Comune sono caduti 491 litri di acqua per metro quadro: «La stessa quantità di pioggia che si vedrebbe in un anno intero». E che non si vedeva da almeno cent’anni, come ha sottolineato il fisico del nostro Cnr, Antonello Pasini. Quella zona della penisola iberica, di solito secca, non era preparata ad affrontare un fenomeno che comunque, ha aggiunto l’esperto, «non è rarissimo».
Siamo sempre lì: l’essere non è uguale al dover essere. Esiste il cambiamento climatico? Certo. Lo ha provocato l’uomo? La maggioranza degli scienziati dice di sì, alcuni li contestano e sostengono che il fattore antropico non sia l’unico in ballo e nemmeno il più rilevante. Quello che sicuramente si può contestare è che il fatto del riscaldamento globale giustifichi le riforme a tappe forzate targate Unione europea. Ossia, tradotto in soldoni e in soldini, il depauperamento delle classi medie, con la transizione all’auto elettrica e le onerose ristrutturazioni edilizie.
Eppure, i profeti della catastrofe ambientale insistono: o ingurgitiamo il bibitone verde, o finiremo sommersi da un’alluvione, stroncati dalla canicola, asfissiati da un fornello a gas. Proprio così: lo hanno detto davvero, ci hanno fatto uno studio. Ironia della sorte, l’ha condotto un’università valenciana, la Jaume I. Secondo la sua relazione, ogni anno, le cucine che emettono biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, formaldeide e particelle ultrafini, uccidono 40.000 europei, di cui 12.706 in Italia. Il Paese più colpito da una strage che, denunciano i luminari, «per troppo tempo è stato facile ignorare». Ma ora «l’Ue proporrà nuove norme per i fornelli a gas entro fine anno e sta valutando restrizioni per l’inquinamento». In più, Bruxelles viene sollecitata «dalle organizzazioni civili […] a eliminare gradualmente i fornelli a gas con limiti alle emissioni e incentivi finanziari per passare a fornelli più puliti».
Ecco dove si va a parare: divieti e stangate. L’ecatombe è una foglia di fico. Ed è sempre più sgonfio il salvagente dei fondi pubblici, evocati a copertura dei costi della grande trasformazione ecologica. Pensare che - lo calcola Assoimmobiliare - solo per adeguare il patrimonio edilizio italiano, ci vorrebbero oltre 1.000 miliardi in 25 anni, più altri 4,2 l’anno per la manutenzione. Dove trovarli rimane un mistero.
SERVE INVESTIRE
Sarebbe risolto, invece, l’enigma delle vittime delle estati torride. Anche questo lo ha certificato una ricerca, anche questa spagnola: nel 2022 il caldo ha falcidiato 38.000 persone nel Vecchio continente. Gli scienziati di Barcellona precisano: il 56% di quei decessi si sarebbe potuto evitare bruciando meno combustibili fossili. A rincarare la dose ci si è messo un report, New insights on climate change, che verrà presentato alla prossima Cop29 di Baku. Il documento, redatto da un comitato editoriale di prof universitari, attribuisce al cambiamento climatico aborti spontanei, parti prematuri e vari problemi di salute delle madri. La calura uccide i feti? Non solo. Innervosisce gli uomini e, quindi, fa aumentare i casi di violenze e abusi.
Tutte le indagini sulle conseguenze del global warming vanno in una direzione: «Fate presto», come sintetizzò nel 2011 Il Sole 24 Ore, agitando lo spauracchio dello spread. Ma persino nella migliore delle ipotesi, quella individuata dai solenni proclami delle conferenze sul clima, l’umanità potrebbe al massimo limitare l’incremento delle temperature mondiali a +1,5 gradi. Nessun ritorno al passato, quando a Valencia occorreva la danza della pioggia. Il dado è tratto, gli eventi meteo estremi continueranno a verificarsi, indipendentemente da come funzionerà il motore della macchina di nostra zia. Bisogna investire? Senza dubbio. Bisogna pulire i fiumi, dotare pure le aree normalmente aride di accorgimenti che riducano l’impatto di eventuali nubifragi. Sono più utili le vasche di laminazione che un intero parco di vetture a batteria.
Avere cura dei territori aiuta; inventare piani sovietici per l’ambiente, ritrovandosi con le fabbriche chiuse, no. I morti, quelli veri e quelli censiti da bizzarri conteggi, dimostrano che dobbiamo diventare più pronti. Più previdenti. Mica più poveri.