«Quando mi chiamano dall’Italia ho il terrore che sia La Verità…». L’ambasciatore a Bogotà Gherardo Amaduzzi, dopo aver risposto al telefonino, sembra commentare con una persona al suo fianco… È La Verità ambasciatore… (attimi di silenzio) «Beeene, come sta?».
Piccolo flashback. L’1 marzo abbiamo pubblicato l’audio in cui Massimo D’Alema discuteva della compravendita di armamenti del valore di 4 miliardi, un affare in cui era coinvolta un’improbabile squadretta di intermediari capitanata da Giancarlo Mazzotta, politico di Forza Italia attualmente sottoposto a tre processi per reati gravissimi come l’estorsione aggravata dal metodo mafioso, l’istigazione alla corruzione e illeciti fiscali. L’ex premier ha sempre dichiarato di aver solo cercato di «sostenere le imprese italiane all’estero». In questo caso gratis. Ma adesso emerge in maniera clamorosa come abbia provato a utilizzare i canali istituzionali per mandare avanti la trattativa parallela a quella tra governi per la vendita di 2 sommergibili, 2 fregate e 24 caccia da addestramento prodotti da Fincantieri e Leonardo. Un negoziato apparentemente seguito dall’ex leader del Pds con l’ausilio di due professionisti a lui riconducibili (l’avvocato italo-americano Umberto Bonavita e il ragioniere Gherardo Gardo), di Mazzotta e di due broker pugliesi con addentellati tra gli ex paramilitari colombiani. Niente di ufficiale però. Se non il nome dello studio Robert Allen Law di Miami da cui sarebbero dovuti passare 80 milioni di euro di provvigioni. Quelli di cui parla D’Alema nel file audio. Oggi, grazie alle dichiarazioni di Amaduzzi, scopriamo che l’ex primo ministro introdusse nella sede diplomatica di Bogotà proprio l’imputato Mazzotta, atterrato nella terra dell’Eldorado con l’obiettivo di rappresentare Leonardo e Fincantieri. L’incontro si è svolto il 25 gennaio e subito dopo Amaduzzi, interdetto, ha avvertito il direttore delle relazioni internazionali di Leonardo, Sem Fabrizi. Non sappiamo poi se quest’ultimo abbia informato i suoi vertici. Infatti Fabrizi non ha voluto rispondere alle nostre domande. Ma riprendiamo con Amaduzzi.
Cosa dice di questa vicenda ambasciatore?
«Io non le posso dire assolutamente nulla».
A noi risulta che lei si sia comportato in modo corretto e istituzionale…
«Sono qui da tre anni e ovviamente seguiamo Leonardo in quanto è una realtà imprenditoriale importante con anche buone prospettive di sviluppo nel Paese».
In Colombia aveva già un altro broker…
«A fine 2021 qui c’è stata la ExpoDefensa. Ovviamente c’era Leonardo con un suo stand e sono andato a trovarli […] fa parte del mestiere del diplomatico quello di tenere…».
A me hanno detto che lei rimase un po’ stupito quando venne a bussare da lei Mazzotta
«Uhmmm, non mi sta citando, né intervistando…».
Ma noi queste cose le abbiamo già scoperte da altre fonti, le stiamo solo chiedendo conferma…
«Lei può immaginare la persona che mi ha anticipato la venuta di questo signore a Bogotà… persona che io non avevo mai incontrato…».
Sappiamo che a telefonarle è stato D’Alema, l’ex primo ministro…
«Eh, che fai? Dice: “Puoi ricevere…”. Ok. Lei sa anche la data dell’incontro e la mia immediata reazione… aggiungo che, avendo io tratto una tale cattiva impressione, dopo averlo accompagnato fuori, ho chiuso la porta e mi sono attaccato al telefono con i vertici istituzionali di Leonardo preposti a curare i rapporti internazionali».
Fabrizi e Augusto Rubei?
«No, solo Fabrizi. Con Rubei parlai mesi fa, ma non di questo caso specifico. Ho informato Fabrizi e poi non ho saputo più nulla sino a un mese dopo quando sono incominciati a uscire gli articoli».
È rimasto stupito?
«Allibito. Sinceramente io, con tutta la buona volontà, poi con la telefonata dell’ex presidente del Consiglio, ex ministro degli Esteri e quant’altro, quello che è emerso dopo, al momento in cui lo ho incontrato il 25 gennaio questo signore, per me era pura fantascienza».
Le hanno fatto incontrare un pluri imputato…
«È emerso dopo, lì per lì non è che… l’ho ricevuto e basta… io a questo signore ho detto: “Io mi occupo istituzionalmente sempre di Leonardo; lei chi è? Cosa rappresenta?”».
Che cosa voleva dall’ambasciata?
«Non si capisce, perché io ho messo subito le mani avanti, perché Leonardo ha il problema di avere troppa gente che gira con i bigliettini con il simbolo rosso e ne ho visti tanti ed è un problema che ho sollevato varie volte con l’azienda, anche quando sono venuti per ExpoDefensa. C’è una certa confusione, troppe persone si occupano non solo della Colombia, ma immagino in generale, per cui con Mazzotta ho parlato del clima, del contesto del Paese…»
Il politico pugliese inseguiva una sponsorizzazione con il governo colombiano?
«No, nulla di specifico, però, siccome l’ho messo a posto subito, dicendo che un mese prima c’era stata una delegazione di venti persone di Leonardo a ExpoDefensa, gli ho chiesto: “Lei chi rappresenta?”. È rimasto molto sul vago, senza dire nulla di specifico. Gli ho parlato io del mercato degli armamenti che è falsato anche per le donazioni continue da parte del governo americano…»
Si è definito rappresentante di Leonardo?
«Rappresentante di Leonardo e di Fincantieri. Dopo di che gli ho detto: “A proposito di Fincantieri sono tre anni che sono qua e non ho mai sentito volare mosca, in Leonardo ho rapporti istituzionali con chi di dovere, costanti, ma lei chi è?” ho ridomandato».
Quanto è durato l’incontro?
«Boh, mezz’ora… tra l’altro ho un testimone se dovesse servire…»
I due broker sono venuti da lei?
«Mai visti»
E l’avvocato Bonavita e il ragionier Gardo?
«Mai mai mai»
Mazzotta era da solo o con qualcuno?
«Da solissimo»
Lei ha scritto a Fabrizi?
«Per la precisione gli ho telefonato. Ma non so che seguiti sono stati dati. Quando ho messo giù il telefono non ne ho più saputo nulla fino a quando sono incominciate a uscire le cose sul giornale. Non ho idea di che cosa abbia fatto Leonardo al suo interno»
Il pluri imputato Mazzotta si è presentato come rappresentante di Leonardo e Fincantieri?
«Sì… rappresentante tra virgolette e infatti la mia prima domanda è stata sul suo ruolo»
E lui che cosa ha replicato?
«Cose evasive, cioè non ha risposto».
Come ha introdotto il discorso su Fincantieri e Leonardo?
«Beh, le ha menzionate lui… sostenendo che cercava di rappresentare gli interessi di queste aziende. Dopo di che non mi ha detto nulla, […] nulla di concreto».
D’Alema quando l’ha chiamata?
«Se non ricordo male il 19 gennaio».
Con che scusa le ha annunciato la visita di Mazzotta?
«Mi ha detto: “Adesso mi occupo di promuovere gli interessi delle aziende italiane all’estero”. Primo: non avevo motivo di immaginare quello che poi è successo. Secondo: io sono istituzionale, mi chiama l’ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri…»
Quando D’Alema le ha comunicato di rappresentare le aziende italiane all’estero le ha fatto anche i nomi di Leonardo e Fincantieri?
«Sì, ha fatto riferimento alle due aziende, è chiaro. Non rappresentante… il “sostenere”, no? “gli interessi”, una cosa così, non mi ricordo il termine esatto, ma non rappresentante»
Le ha detto che lo faceva per qualche società?
«No, nessun dettaglio di questo tipo… si è limitato a “viene un mio amico”, capito?»
Tutti e due hanno fatto i nomi di entrambe le aziende?
«Questo mi sembra di sì… (breve interruzione) sì, sììì. Altrimenti non lo avrei ricevuto».
Di scritto non le hanno lasciato nulla?
«Nulla»
Ambasciatore sembra di capire che le abbiano teso una specie di imboscata…
«Al presidente non tanto a me»
A quale presidente mi scusi?
«Al presidente D’Alema»
Ma è lui che ha tirato in mezzo lei a questa storia.
«Sì, però, la cosa si riduce a un colloquio di meno di mezz’ora di cui ho immediatamente informato Leonardo. Quello che succede dopo era inimmaginabile per me, veramente un film di bassa categoria».
Nessuno le ha detto che stavano facendo un lavoro di intermediazione per un affare da 4 miliardi?
«Ma no… questo Mazzotta non è molto articolato…»
Le viene in mente altro?
«No, perché non c’è altro… abbia la cortesia, ho solo risposto a una chiamata dall’Italia… non sono mai stato informato di nulla in nessuna fase»