Nel riquadro Antonella Giuli. Sullo sfondo Sigfrido Ranucci negli studi della trasmissione Report (Ansa)
«Non spendo il mio tempo per Fdi». Maria Rosaria Boccia in un audio: Gennaro Sangiuliano sputtanato.
La destra omofoba? Davvero, alla fine, tutto quello che resterà di questa vicenda sarà il solito attacco alla presunta destra omofoba? Fatemi capire: dov’è la destra? E dov’è l’omofobia? Francesco Spano si è dimesso dopo gli attacchi di una trasmissione che non è certo di destra, come Report. E s’è dimesso perché beccato per la seconda volta con le mani della marmellata: la prima volta, quand’era all’Unar, la marmellata erano i finanziamenti a un circolo che promuoveva il sesso on line; la seconda, quand’era segretario generale al Maxxi, la marmellata è stato il contratto da 14mila euro generosamente concesso al marito. Soldi pubblici spesi male, insomma. E non vorremmo che l’ossessione Lgbtq+ fosse arrivata al punto da non poter più criticare chi gestisce male i soldi pubblici, soltanto perché esso è o si dichiara gay.
Sinceramente che Spano sia gay, etero, trans, queer o fluido non me ne importa un Giuli secco (nel senso del fico). Non mi importa che cosa faccia la sera, chi frequenti finito il lavoro, con chi condivida le lenzuola. Se però lui quando è in un ufficio pubblico si appresta a finanziare generosamente corsi di sesso on line o permette che si facciano contratti inopportuni ad un congiunto stretto, poi non solo deve avere il buon gusto di dimettersi, come giustamente ha fatto, ma deve anche evitare di atteggiarsi a vittima accusando gli «attacchi incivili», la «macchiettizzazione della vita privata», il «tritacarne fuori misura» e ovviamente, sopra tutto, la «destra omofoba». Perché tutta quella roba, ammesso che esista, non c’entra nulla in questa vicenda.
Nelle interviste rilasciate a Repubblica e Stampa Spano si definisce un «civil servant». Spiace dirglielo: non lo è stato. Un civil servant, quando era all’Unar, avrebbe visto e bloccato il finanziamento al sesso on line prima dell’intervento delle Iene. E un civil servant, quando era al Maxxi, avrebbe bloccato quel contratto al marito prima che fosse reso pubblico da Report. Ecco che cos’è un vero civil servant, omo o etero non importa. O qualcuno pensa davvero che se il contratto, anziché al marito di Spano, fosse stato fatto con la moglie, con l’amante (femmina) o con un figlio, Report non avrebbe fatto il servizio?
Ciò che è insopportabile è che il serio tema della discriminazione, venga usato in modo cialtronesco dalla solita compagnia di giro, dai giulianoferrara al conduttore unico de La7, per attaccare la destra. E per coprire le inefficienze e le magagne di questo signore, che inspiegabilmente il ministro Giuli ha chiamato con sé al ministero andando contro a ciò che diceva Giorgia Meloni («le tasse degli italiani non possono essere buttate per pagare lo stipendio di Spano»). Anche nelle parole dell’attuale premier, come si può ben vedere, le inclinazioni sessuali dell’ex capo di gabinetto non c’entrano una beata mazza di nulla: c’entrano i soldi degli italiani, e il modo di spenderli. C’entra essere o non essere una persona di cui fidarsi. C’entra essere o non essere un «civil servant» se a Spano piace tanto l’espressione. La stessa preoccupazione che muoveva la Meloni ieri è quella che ha mosso Report oggi. E dunque la destra omofoba, che diavolo c’entra?
Eppure, anziché chiedere scusa, Spano va all’attacco. E dice che ha «la casella giudiziaria immacolata» e che, per la vicenda dell’Unar, «la Corte dei conti non ha riscontrato alcun danno erariale». Per forza: dopo il servizio in Tv che lo beccò con le mani nella marmellata, il finanziamento fu ritirato. Come fa ad esserci danno erariale se i soldi non vengono spesi? Però l’»incivil servant» dimentica di dire che lui in quell’occasione ha denunciato Le Iene e poi ha perso clamorosamente la causa. È stato costretto a risarcire la trasmissione (anch’essa non certo ascrivibile alla «destra omofoba»), rendendo così evidente che quell’inchiesta tv era più che giustificata. Allo stesso modo l’ex capo di gabinetto non spiega come sia stato possibile che mentre lui era segretario generale del Maxxi suo marito abbia avuto un contratto da 14.000 euro senza che lui ne sapesse nulla. «Se ne è occupato l’ufficio legale», dice ora. Pretende che ci crediamo? Solo perché è gay? Solo perché se gli dicessimo che ci sta prendendo per il culo diventeremmo «destra omofoba»?
Certo: c’è stato un esponente di Fratelli d’Italia, che in una chat, ha usato, per definire Spano, la parola «pederasta». Ha sbagliato. E infatti è stato espulso dalla chat e sospeso da Fratelli d’Italia. Ma che ci si attacchi ad una chat e a una parola per ribaltare il tavolo, facendo passare l’idea che il vero problema non sia la scelta sbagliata del ministro Giuli (errore reale) ma le campagne diffamatorie della destra omofoba (errore immaginario), è davvero incredibile. Lo sappiamo che le terrazze chic, i foglietti finanziati con denaro pubblico e i talk show inginocchiati al politicamente corretto sono capaci di tutto e riescono, a livello di comunicazione, a far credere la qualunque. Del resto se sono riusciti a far credere che Volodymyr Zelenski è un eroe e Roberto Burioni uno scienziato, non ci si stupisce di nulla. Però, ecco, qualcuno potrebbe gentilmente spiegarci dove sta la destra omofoba nei servizi di Report, nelle denunce delle Iene e, se permettete, anche negli articoli di questo piccolo giornale? Giuliano Ferrara non avendo argomenti migliori ha pensato di attaccarmi per un mio difetto fisico negandomi il diritto al nome e cognome. Strano modo per combattere una sedicente battaglia di civiltà, non vi pare? E dire che una volta Ferrara era uno dei maestri dell’informazione: nelle sue mitiche trasmissioni, ricordate?, usciva dal bidone della spazzatura. Ora non più.