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Attilio Fontana e Stefano Boeri (Ansa)
Pure Tomaso Montanari s’accoda a quanti chiedono le sue dimissioni dalla Triennale. Il cda rinnova la fiducia all’archistar ma Stefano Zecchi, nominato dal Pirellone, si sfila.
Dopo l’arresto del candidato ultranazionalista, Matteo Salvini denuncia un attacco alla libertà. L’opposizione lo accusa di solidarizzare con i filorussi. Intanto, la magistratura impone il controllo giudiziario per 60 giorni.
La percezioneche si ha sull’intera faccenda che riguarda il voto e i leader romeni è quella di una democrazia in bilico, un po’ traballante, come uno sgabello con una delle quattro gambe più corta rispetto alle altre e perciò instabile. Dopo l’arresto di mercoledì scorso a Bucarest del candidato presidenziale filorusso Călin Georgescu, ieri il segretario del Carroccio, nonché vicepremier, Matteo Salvini, ha espresso piena solidarietà a Georgescu, definendo il suo caso un «attacco senza precedenti alla democrazia». Durante un videocollegamento, Salvini ha ribadito che quanto sta accadendo in Romania sarebbe un pericoloso segnale per la libertà di pensiero e la volontà popolare. «Uno schiaffo di stampo sovietico», ha dichiarato, sottolineando la necessità di un’attenzione internazionale sulla vicenda. In un post su X il leader dacico ha rinnovato la sua gratitudine a Salvini, definendolo «un grande difensore della libertà e della democrazia in Italia e attraverso l’Europa» e auspicando «l’inizio di una lunga amicizia».
Ovviamente non sono mancate le critiche delle anime belle: «Invece di lavorare, il nostro vicepremier si balocca a solidarizzare con i putinisti d’Europa. I passeggeri dei treni che non arrivano mai ringraziano». Lo scrive sui social Filippo Sensi del Pd.
Due giorni fa, Georgescu era stato fermato dalla polizia con il pretesto di un controllo stradale e portato in Procura per essere interrogato a proposito di presunte false fonti di finanziamento e presunte false informazioni fornite durante la sua ultima campagna elettorale. L’indagine, rapidamente estesa anche al suo entourage, ha condotto a perquisizioni in vari locali collegati al suo staff. Secondo i media, sarebbero stati trovati armi e denaro in quantità significative, nascosti in casa di Horatiu Potra, membro della sua sicurezza personale e pare ex mercenario vicino alla brigata Wagner.
I capi d’accusa sollevati nei suoi confronti sarebbero non meno di sei; tra questi figurano: l’istigazione ad azioni contro l’ordine costituzionale, comunicazione di false informazioni, false dichiarazioni finanziarie in forma continuativa, promozione in pubblico del culto di persone colpevoli di crimini di genocidio e crimini di guerra, costituzione o sostegno a un’organizzazione di carattere fascista, razzista, xenofoba o antisemita.
L’ex candidato, che durante il primo turno delle presidenziali di novembre, poi annullate, aveva ottenuto il maggior numero di voti, nega ogni accusa e definisce le indagini un tentativo di bloccare la sua partecipazione alle nuove elezioni previste per maggio.
Come riferiscono diverse testate d’informazione, tra cui la pagina romena di Euronews, la magistratura avrebbe posto Georgescu sotto controllo giudiziario per 60 giorni, durante i quali non potrà lasciare il Paese, aprire nuovi account sui social media o partecipare direttamente alla vita politica. Questa misura, secondo fonti giudiziarie, sarebbe stata adottata per prevenire interferenze nelle indagini, che riguardano presunti reati di finanziamento illecito della campagna elettorale, incitamento all’odio e sostegno a organizzazioni estremiste.