La denuncia di un sindacato di polizia: «Diecimila malati dopo il vaccino»
«Sono almeno 10.000 i nostri colleghi diventati malati cronici dopo il vaccino Covid. Non guariranno più. E più di 50.000 gli appartenenti alle forze dell’ordine, o i militari, che hanno seri problemi di salute dopo quegli inoculi». Su oltre 600.000 tra poliziotti, polizia penitenziaria, carabinieri, Guardia di finanza, vigili del fuoco e componenti delle forze armate in Italia, i numeri forniti da Luca Cellamare allarmano.
Il segretario generale provinciale Cosap Torino, sindacato di polizia, e vicepresidente nazionale Osa, Operatori sicurezza associati, spiega che il più delle volte si parla di quarantenni «ridotti a svolgere con immensa fatica le mansioni di sempre. Hanno problemi cardiovascolari, neurologici, pressione alle stelle, faticano a respirare». In molti casi, i danni sarebbero conseguenza di vaccinazioni fatte su persone guarite dal Covid. «Evitando di fare le anamnesi, hanno attentato ai corpi militari dello Stato», dichiara il sindacalista. Spiega meglio: «Iniziarono a somministrare le dosi in caserma, ma quando si accorsero delle prime morti sospette, correlate alla vaccinazione, i medici militari si spaventarono perché non hanno lo scudo penale e, in barba ai protocolli imposti dalla commissione Scanu, hanno mandato tutti a vaccinarsi negli hub. Dove non veniva fatta l’anamnesi, non eri indirizzato a un medico competente per la dovuta visita e se un collega si rifiutava di dare il braccio perché guarito dal Covid, veniva sospeso».
Ricordiamo che dopo le conclusioni della commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito, tra le cause di morte e di gravi malattie che colpirono militari in missioni all’estero e in poligoni con terreni inquinati da metalli pesanti, con la relazione finale del febbraio 2018 si pose particolare attenzione all’anamnesi pre vaccinale per il personale dell’amministrazione della Difesa. I protocolli vanno rispettati, pure nella vigilanza attiva post vaccino «al fine di escludere o ridurre […] i rischi derivanti dalle modalità di somministrazione dei vaccini». Molti guariti, invece, si sono ammalati dopo l’inoculo, e l’Aifa sapeva di non dover vaccinare chi aveva superato il Covid.
In tanti scrissero all’ex dg dell’Aifa, Nicola Magrini, chiedendo che fosse loro mostrata la prescrizione medica. Magrini, il 17 dicembre 2021 si lamentò con il ministero dell’Interno di avere la casella di posta elettronica certificata «intasata» da richieste che «non sono fondate né dal punto di vista regolatorio né dal punto di vista scientifico». La risposta dell’ex dg era in totale malafede, perché come La Verità ha più volte riportato, la direttiva della Commissione Ue è di obbligo della prescrizione medica per il vaccino a mRna e la stessa Aifa l’ha recepita: «Medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa (Rrl).
Ma torniamo ai problemi post vaccino tra le forze dell’ordine. Le sette Commissioni medico ospedaliere (Cmo), che da ottobre 2020 si occupano sul territorio nazionale delle pratiche di accertamento della «dipendenza della causa di servizio - vittime del dovere connesse alla patologia Covid-19», e che fanno capo al dipartimento militare di medicina legale (Dmml) di Roma, non si occuperebbero dei danneggiati dal vaccino. Sono state «create solo per il Covid», sostiene Cellamare. Aggiunge: «Tutti colleghi che hanno preso il Covid mentre lavoravano, hanno fatto una causa di servizio. Saranno decine di migliaia, tra poliziotti, carabinieri, guardia di finanza e altre forze dell’ordine. La maggior parte di loro si è vaccinata, ma invece di segnalare eventi avversi, fa la causa di servizio per malattia. Nel giro di due, tre anni, quando verrà riconosciuta proprio perché contratta nell’adempimento del dovere, significherà almeno 200 euro in più al mese di pensione. Un danno erariale da milioni di euro, ma sempre meno di quello che comporterebbe l’indennizzo per danni vaccinali in personale sano, e la ricerca di attribuzione di responsabilità per l’obbligo all’inoculo».
In questo modo, il solo colpevole è il Covid. Anche perché, se lamenta problemi di salute legati alla vaccinazione, se dichiara malattie croniche invalidanti, il poliziotto o carabiniere «viene lasciato a casa. Sarà riformato e avrà una pensione ridotta al minimo», spiega il sindacalista. «Abbiamo un sommerso spaventoso, perché i colleghi non prossimi alla pensione preferiscono curarsi di nascosto, piuttosto che essere ridimensionati o perdere il lavoro».
Poi c’è chi sta male, ma non ha diagnosi che mettano le sue sofferenze in correlazione con il vaccino, così rischia di perdere il lavoro. Massimo Ballisai, 53 anni, carabiniere del nucleo radiomobile di Cles, in Trentino, dopo la seconda dose di Pfizer fatta il 18 gennaio 2022 ha riportato gravi danni neurologici. Fatica a parlare, a leggere, a concentrarsi, per mesi non è riuscito a stare in piedi. Tutti sintomi del post ictus. «Era un omone di 95 chilogrammi, solo alzarlo da letto è stata una fatica immane. Però non avevamo diritto all’assistenza», racconta la moglie Donatella. Oggi è l’ombra di sé stesso, non riesce a lavorare e «se in casa mi aiuta a svuotare la lavastoviglie, poi deve mettersi a dormire un paio d’ore».
Con lo stipendio ormai dimezzato, il prossimo anno butteranno Massimo fuori dall’Arma perché risulta in malattia senza motivo. «Ero una roccia, nulla mi stancava. Mi rimangono pochi mesi per spiegare che sto male da dopo il vaccino. Poi, sarò un carabiniere senza salute, né lavoro, né pensione».