Ci sono almeno tre buoni motivi per cui se fossimo nei panni di Luigi Di Maio rinunceremmo all'idea di tassare le auto ritenute inquinanti. Il primo è piuttosto evidente e per vederlo è sufficiente spingere l'occhio oltre la punta del proprio naso e guardare ciò che è accaduto in Francia. Anche Emmanuel Macron era animato da nobili principi ecologici. L'inquilino dell'Eliseo voleva passare alla storia come il presidente che, se non il Paese, avrebbe almeno ripulito l'aria. Così ecco varata l'imposta sui veicoli che inquinano. Peccato che tra i possessori di auto vecchie, con motori fuori norma, ci sia principalmente chi non ha i soldi per comprarsene una nuova, ossia la povera gente, che in Francia come in Italia risulta essere la maggioranza. Se tu penalizzi persone che si alzano la mattina presto e per lavorare percorrono molti chilometri su un macinino scassato, è ovvio che queste si ribellano e protestano: ed è ciò che è accaduto Oltralpe nelle scorse settimane. All'inizio Macron ha fatto il gradasso, dichiarando di voler tirar dritto. Poi, quando sono cominciati gli scontri e alle manifestazioni pacifiche si sono sostituite quelle che hanno messo a ferro e fuoco le città, monsieur le president ha messo la retromarcia, rimangiandosi tutto per sei mesi ma molto probabilmente per sempre.Ecco, dopo una simile debaclé tutto ci saremmo aspettati tranne che Luigi Di Maio (...)
Pam Bondi (Getty Images)
Dopo la rinuncia di Matt Gaetz, il futuro presidente degli Stati Uniti sceglie Pam Bondi per ricoprire il ruolo di procuratore generale. Ha svolto lo stesso incarico in Florida, dove ha lavorato per fermare i traffici di droga. Intanto traballa pure Hegseth al Pentagono.
La protesta dei lavoratori Beko di Siena
Midea, Haier e Arçelik hanno metà dei siti Ue che producono frigo, tv e lavatrici. Rilevano il brand e poi delocalizzano.
Christine Lagarde (Ansa)
Christine Lagarde insiste: «La liquidità dei cittadini europei è concentrata nei depositi e non affluisce ai mercati in volumi sufficienti». Un tentativo di rilanciare l’Unione usando i capitali privati, ma senza rimediare ai danni del Green deal e delle altre politiche nocive.
Viktor Orban e Benjamin Netanyahu (Ansa)
Il presidente ungherese sfida il mandato della Cpi invitando il leader israeliano, che ringrazia. L’Unione non ci sta: «Sarebbe una violazione». Londra: «Obblighi da rispettare». Dall’Italia Matteo Salvini applaude Budapest. Giorgia Meloni: «Motivazioni da approfondire».