Scomparso l’oligarca che ha “creato” Zelensky
Avvistato no, ma segnalato sì. L’ultima volta che si è avuta notizia di Igor Kolomoisky, l’oligarca ucraino più vicino al presidente Volodymyr Zelensky, è stato a fine marzo, quando il sindaco di Dnipro, Boris Filatov, ha sostenuto di averlo visto in una sinagoga della regione. Poi più nulla, ufficialmente scomparso.
Non risulta all’estero, e d’altra parte è difficile che si possa fare vedere a Londra o New York dove è subissato di azioni giudiziarie sul presunto riciclaggio di denaro della PrivatBank, l’istituto fondato da Kolomoisky in partnership con un altro oligarca, Gennadiy Bogolyubov, ma poi nazionalizzato nel 2016 dal presidente ucraino Petro Poroshenko, predecessore dell'attuale.
All’udienza londinese di una delle tante cause ai primi di aprile il legale di Kolomoisky, Andrew Lafferty, ha spiegato alla corte britannica di non essere in grado di esercitare la difesa in questo momento per l’impossibilità di mettersi in contatto col suo cliente e con il pool legale che lo assisteva a Kiev, e che nessuno sapeva dove potesse trovarsi in quel momento nonostante fosse da tempo sotto sorveglianza anche dei servizi americani.
E' stato cercato anche a Ginevra, dove vive e lavora la sorella Larisa Chertoka, finita però nel mirino proprio a inizio di quest’anno del SRC, il servizio segreto federale svizzero che si è opposto così alla concessione della cittadinanza che lei aveva chiesto alla fine del 2021. Insomma, Kolomoisky è ufficialmente scomparso dopo essersi anche defilato finanziariamente dalla guerra in corso.
E il mistero si infittisce, perché l’oligarca era stato fino al febbraio scorso - quando si è fatto vedere in pubblico in occasione del suo 59° compleanno - una delle persone più vicine a Zelensky, con un legame così stretto da avere impedito con la sua sola presenza al presidente ucraino parte delle riforme e soprattutto la totale de-oligarchizzazione promessa sia agli elettori che ai partner occidentali.
Kolomoisky è stato in chiaro il gran finanziatore della campagna elettorale che ha portato alla presidenza Zelensky, e secondo inchieste giornalistiche era stato anche il finanziatore assai meno in chiaro del sistema di società off shore dell’attuale presidente ucraino che aveva al suo centro una società anonima con sede nelle isole Vergini britanniche che fungeva da holding per altre proprietà mobiliari e immobiliari (fra cui tre appartamenti a Londra).
La rete di affari di Zelensky nei paradisi fiscali era stata scoperta nell’autunno scorso dal pool di giornalisti internazionali che scovarono i Pandora papers, e fece un certo scandalo ovviamente anche in patria dove il presidente provò a difendersi sostenendo di avere dovuto proteggere i suoi beni dai filorussi del suo Paese. La sparizione di Kolomoisky è temporalmente coincisa con profonde modifiche nella squadra dei diretti collaboratori di Zelensky, il cui ruolo strategico è aumentato durante le settimane di conflitto. Due sono i collaboratori chiave: Ivan Bakanov e David Arakhamia.
Il primo è amico di infanzia del presidente ucraino e ora è alla guida del SBU, il servizio di intelligence interna, anche se non ha professionalmente quella esperienza: era il capo dello Studio Kvartal 95 che produceva film e serie tv in cui il presidente faceva l’attore. Il secondo è un imprenditore georgiano che si occupava di attrarre capitali esteri nel Paese e poi è diventato leader del partito di maggioranza oggi delegato a occuparsi di questioni militari e di sicurezza.
Allo stesso livello dei due c’è Oleksi Reznikov, nella sua vita precedente avvocato arbitrale, oggi ministro della Difesa con poteri sempre più estesi. Fanno parte dell’entourage stretto anche un blogger e youtuber ora consulente della comunicazione come Olexiy Arestovich, che fino a gennaio collaborava con l’Osce, incarico da cui si è dimesso, e un ex giornalista, Mikhailo Podolyak, con buoni contatti in Occidente .
È la cornice di Palazzo Foscolo aOderzo (TV) ad ospitare un’importante mostra dedicata ad Alberto Martini (1876-1954), pittore simbolista ma soprattutto illustratore di opere letterarie. Organizzata per celebrarne i 70 anni dalla morte, l’esposizione (visitabile sino al 25 marzo 2025) raccoglie ben 120 opere, tra cui alcuni lavori inediti e mai esposti prima.