Ci scrive l'avvocato Michela Scafetta, difensore di cinque degli otto piloti denunciati, dopo il nostro articolo sul presunto caso di nonnismo per il rito di battesimo del volo
Su un punto Alessandro Da Rold, che ieri ha firmato il pezzo sul caso di Giulia Schiff, ha ragione: l'elefantiasi dei procedimenti aperti. A noi appare più come un estremo tentativo per conseguire obiettivi irraggiungibili che non una reale possibilità di percorrere ragionevolmente una strada. Valgano come esempio i due procedimenti incardinati nei tribunali di Napoli, civile e militare, che senza il supporto di testimonianze sono destinati a finire in un vicolo cieco. "Ma quindi chi ha ragione?" Si chiede Da Rold chiudendo il pezzo, domanda legittima alla quale noi rispondiamo riponendo la massima fiducia nello Stato che sa giudicare attraverso il terzo dei suoi poteri, quello giudiziario.
In questa vicenda l'informazione è stata spesso partigiana, ottusa nel non voler riportare con correttezza deontologica i fatti, preferendo lanciarsi in crociate che non corrispondono esattamente a ciò che è successo. Il vostro giornale, La Verità, ha scelto la strada della correttezza formale oltre che sostanziale e di questo vi do atto.
Per restituire un po' di chiarezza ad alcune imprecisioni contenute nell'articolo, ci viene in soccorso la sentenza dei giudici del TAR del Lazio che hanno deciso l'espulsione della Schiff dall'Aeronautica Militare e sul cui pronunciamento, in secondo grado di giudizio, il Consiglio di Stato dovrebbe decidere oggi 18 maggio. «Espulsa dopo la denuncia di aver subito atti di nonnismo e prevaricazione durante il battesimo del volo», si legge ancora nel pezzo di Da Rold, questo non è vero. Giulia Schiff è stata espulsa prima, e la sua denuncia arriva dopo. Il 13/09/2018 la Commissione che giudica la Schiff formalizza la proposta di espulsione, l'11/10/2018 il carteggio è trasmesso al Comando Scuole per il parere, contestualmente la Schiff viene preallertata dell'espulsione per eventuali repliche difensive, infine espulsa.
Il procedimento di espulsione inizia ben prima della sua formale denuncia che è del 25/10/2018 a seguito della quale, così vuole la procedura, il Tribunale Militare di Roma avvia il procedimento. «Schiff infatti dopo essersi lamentata era stata espulsa», scrive Da Rold, ma l'ex pilotanon viene espulsa perché si lamenta ma perché valutata insufficiente «in tre delle quattro aree di valutazione in attitudine militare e professionale» come si legge nella sentenza del Tar, mentre, veniva «valutata positivamente» per affrontare la vita militare nonostante le numerosissime sanzioni disciplinari che fanno la differenza in questo ambito.
E, vorrei ricordare, che la valutazione non è frutto di qualche fantasiosa inimicizia della Commissione nei confronti della Schiff, ma di mesi di puntuali e circostanziate osservazioni sul campo e sui banchi. Insomma, dalle carte emerge che l'Aeronautica Militare ha chiuso un occhio, nonostante le sanzioni, sulla disciplina ma non «sull'attitudine militare e professionale» che è quella che stabilisce se affidare o no un caccia F35 a un giovane allievo. E qui, vorrei aggiungere, la considerazione che i giudici hanno delle commissioni altamente specializzate dell'Aeronautica Militare che devono giudicare i futuri top gun, è fuori discussione. Per quanto riguarda i testimoni, citati nell'articolo, esibiti in forma anonima e promossi a "principi di prova" nel corso della puntata de Le Iene, che dire? L'auspicio è che si palesino in Tribunale per assolvere a un dovere civico senza le pixelature che tanto effetto fanno in televisione ma che davanti a un giudice non sono ammesse. Il dubbio, legittimo, è che ciò non accadrà facendo così crollare il castello di carte.
Avvocato Michela Scafetta, difensore di cinque degli otto piloti denunciati.