Perché la riforma del catasto rischia di trasformarsi in una maxi stangata
Il cosiddetto aggiornamento del catasto nasce con fini condivisibili, ma rischia di trasformarsi in un'ecatombe per le famiglie del ceto medio italiano. Che abusi edilizi e fabbricati fantasma vadano censiti deve essere patrimonio culturale comune a tutti in un Paese civile.
Che debbano essere ricondotte a reddito tutte le costruzioni che a vario titolo sfuggono alla tassazione è attività che non può non trovare condivisione. Ma questi sono principi che possono penalizzare e non poco i proprietari di abitazioni, a seconda di come saranno declinati nella norma. Il dubbio (fortissimo) è che la strada intrapresa non sia quella del mero recupero del sommerso, ma quella di procedere a un vero e proprio restyling del settore.
L'AGGIORNAMENTO
"Aggiornamento del Catasto" è denominazione che certo non lascia tranquilli i legittimi proprietari di case, regolarmente denunciate e acquistate con sacrifici e esposizione bancaria. Non li lascia tranquilli perché "aggiornare" le rendite catastali significa incidere pesantemente sul bilancio familiare, già gravato da due anni di ammortizzatori sociali (se lavoratori dipendenti) ovvero di mancati introiti (se lavoratori autonomi). Due anni durissimi per le le famiglie italiane che ora stanno facendo i conti con bollette dell'energia triplicata.
Ecco, in questo contesto nessuno si aspetta e auspica interventi che vadano a incidere in modo ulteriormente negativo sulle famiglie. Perché è noto a tutti che aumentare la rendita catastale dei fabbricati fa lievitare non solo il costo dei tributi da pagare (Imu; tassa di registro quando si compra da un privato; tassa di successione e donazione).
Ma fa anche lievitare il valore dell'Isee, che contiene anche gli immobili, richiesto non solo per stabilire i livelli di accesso e di costo di servizi (dalla mensa scolastica all'asilo dei figli, dalle tasse scolastiche a quelle universitarie, dai sussidi comunali agli sconti energetici); ma anche per avere e stabilire gli importi dell'Assegno Unico Universale, che ha sostituito da pochi mesi in un solo colpo assegni familiari e detrazioni per i figli minori, oltre che qualche altro bonus.
CORTO CIRCUITO
Questi importi infatti sono scomparsi di colpo abbattendo di non poco l'importo percepito in busta paga. Dal mese di marzo invece l'Assegno viene erogato dall'Inps, non più soltanto in base ai redditi percepiti (come era prima), ma proprio in virtù dei valori contenuti nell'Isee, che varierebbero pesantemente nel caso di aumento delle rendite catastali, incidendo cosi sulla quantificazione dell'assegno stesso.
Insomma un corto circuito perfetto, talmente perfetto da sembrare costruito a tavolino. Un corto circuito che vedrebbe penalizzate le ignare famiglie italiane, che si vedono cambiare la normativa e le regole senza avere fatto nulla di male per meritarlo. Ecco, se da un lato la Riforma del Catasto è giustissimo che persegua chi ha tenuto nascosto immobili o li abbia costruiti abusivamente; dall'altro è impensabile che vada a toccare il valore dei fabbricati regolarmente accatastati dopo perizie e sopralluoghi.
Se il Legislatore vorrà essere credibile e giusto non potrà prevedere nuove regole, che cambino la classificazione delle abitazioni, facendo assomigliare l'intervento tanto a una tassa patrimoniale. La casa è un patrimonio familiare che va tutelato e non utilizzato per introdurre nuovi e celati costi, diretti o indiretti.*Presidente Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
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