Il Financial Times ha scoperto quello che immaginavamo senza però poterlo provare. In pratica la Russia ha trovato il modo di aggirare l’embargo europeo del petrolio. Come? Con la classica triangolazione, ovvero con il sistema che ha consentito per anni all’Iran e al Venezuela di vendere sottobanco il proprio greggio nonostante gli Stati Uniti avessero vietato a tutti di comprarlo. In questo caso, secondo il giornale britannico l’escamotage consisterebbe nella cessione di oro nero all’India, dove poi qualcuno si incaricherebbe di raffinarlo e di piazzarlo a terzi come se non fosse mai passato da Mosca. A dire il vero, del petrolio dovrebbe sempre essere possibile rintracciare la provenienza, perché a differenza del gas gli idrocarburi liquidi hanno molecole diverse a seconda del luogo in cui vengono estratti. Quello russo, ad esempio si differenza da quello iraniano o venezuelano e così via. Tuttavia, non è questo il problema, perché uno Stato canaglia pronto a comprare, mescolare, per poi rivendere e fare affari si trova sempre, a prescindere dal numero di vittime in Ucraina.
Per il Financial Times a prestarsi all’operazione sarebbe un’azienda indiana che starebbe utilizzando greggio russo a basso costo per poi esportare diesel anche verso Paesi della Ue, aggirando le sanzioni che la stessa Europa ha imposto a Mosca. In effetti, nei giorni scorsi avevamo riferito che secondo l’agenzia di stampa Bloomberg, una specie di Bibbia negli Stati Uniti, la Russia aveva all’improvviso scavalcato l’Arabia per volumi esportati verso New Delhi, arrivando a fornire un milione di barili al giorno. Ufficialmente la giustificazione di questo incredibile incremento sarebbe l’aumento della domanda interna a seguito dei due anni di lockdown. La ripresa dell’economia globale dopo il Covid avrebbe spinto i consumi o per lo meno questo è ciò che si era lasciato credere. È però assai più probabile la spiegazione del quotidiano economico inglese e cioè la triangolazione: l’India compra con lo sconto, raffina e poi rivende facendo palate di soldi. Già, perché a causa delle sanzioni, Mosca è costretta a vendere il greggio con lo sconto, ma sempre per effetto delle sanzioni sia la benzina che il diesel costano più di 2 euro al litro. Insomma, con l’embargo stiamo consentendo a chi ha pochi scrupoli di fare affari d’oro. Certo, prestandosi all’operazione si rischia grosso, perché gli Stati Uniti potrebbero applicare le sanzioni anche all’azienda che consente la triangolazione. Ma a quanto pare in India fanno spallucce, convinti che sarà difficile dimostrare il gioco di prestigio. «Una volta che i barili sono entrati nel sistema di raffinazione e sono stati raffinati, c’è ogni tipo di qualità di diversi Paesi del mondo e dunque è molto difficile distinguere la provenienza della molecola», ha spiegato un analista al Financial Times. In pratica, con l’intruglio si fa l’imbroglio.
Ma non ci sono soltanto le rivelazioni del Financial Times. Anche Bloomberg, dopo aver raccontato l’incredibile aumento delle importazioni di petrolio russo da parte dell’India, ha scoperto un altro altarino, ovvero la vendita di greggio all’Estonia. Peccato che questa ex repubblica sovietica non abbia raffinerie e dunque è possibile che poi i barili finiscano in Arabia Saudita. Secondo l’agenzia finanziaria americana, Tallin avrebbe comprato nei primi cinque mesi dell’anno 8 milioni di barili, per cederli a una società con sede a Riad, che poi probabilmente li reimmetterà sul mercato.
Arrivando al dunque, siccome solo i Paesi occidentali applicano le sanzioni, si capisce che il resto del mondo continua non solo a fare affari con la Russia, comprando e vendendo materie prime, ma poi si presta anche ad aggirare l’embargo, riciclando quanto acquistato con lo sconto. Una colossale presa per i fondelli, che però agli europei rischia di costare cara. Le misure decise da Bruxelles hanno come detto provocato un aumento dei prezzi dei prodotti energetici e di conseguenza hanno spinto l’inflazione all’8 per cento, tutto ciò mentre l’economia del Vecchio continente per effetto della guerra sta rallentando. Detto in altre parole, mentre noi ci sacrifichiamo per difendere le ragioni dell’Ucraina, altri se la spassano, lucrando sulla guerra e rendendo inutili i nostri sforzi. Se questi sono i trucchi messi in atto, si capisce perché la Russia non è collassata nonostante l’esclusione dai circuiti finanziari. A dire il vero, tutto ciò era ampiamente prevedibile e infatti non solo lo avevamo previsto, ma anche raccontato su queste pagine. Risultato: dietro le belle parole dei tre tenori che ieri sono andati in carrozza a Kiev a dire che sosterranno l’Ucraina, resta la realtà dei fatti: uscire da questa guerra senza perdere la faccia e anche il portafogli è sempre più difficile.