L’Europa non ha imparato la lezione. O per lo meno non l’ha imparata la maggioranza tendente a sinistra che ieri ha eletto Ursula von der Leyen sulla base di un programma che, fra le altre cose, promette una svolta verde nei primi cento giorni.
Se c’è un fatto che è risultato chiaro con il voto dello scorso 8 e 9 giugno, è che gran parte degli elettori europei non vogliono inseguire una transizione green che li impoverisca. E allo stesso tempo non hanno nessuna intenzione di assecondare i piani per importare altri migranti per far contenta la grande impresa che mira ad avere una manodopera a buon mercato. I risultati conseguiti di recente in Francia, Olanda e Belgio lo dimostrano, per non parlare dell’Italia. Ma a Bruxelles, a quanto pare, preferiscono ignorare il messaggio degli elettori, scegliendo di continuare nei soliti giochi, assecondando una burocrazia che nella Ue si è fatta governo e oggi decide il destino di 448 milioni di abitanti.
A decidere infatti chi guida l’Unione non sono le persone che pagano le tasse e rispettano la legge, ma gli apparati, i quali sono esperti nei giochi di Palazzo. E infatti, proprio da una di queste segrete stanze, prima ancora che si sapesse come si sarebbe votato in Francia, cioè in uno dei principali stati fondatori della Ue, è uscita la formula magica per lasciare le cose come stanno, senza cambiare nulla. In pratica, a un’alleanza fra popolari, liberali e socialisti si sono uniti i verdi, ossia il partito maggiormente bastonato (tranne che in Italia) alle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Bruxelles. Una maggioranza arlecchino, che trova degna rappresentanza nella baronessa Ursula von der Leyen, che invece di rivedere il Green deal come da indicazioni nell’urna, sembra intenzionata ad accelerare il piano che ridurrà in miseria agricoltura e industria del Vecchio Continente. In pratica, l’élite che fin qui ha governato la Ue ha deciso di non ascoltare il popolo e tirare dritto come se i tanti segnali registrati nei Paesi dell’Unione non ci fossero stati.
Che la burocrazia comunitaria non abbia imparato la lezione, e reiteri i propri comportamenti, non stupisce. È la classica manovra con cui i vertici di qualsiasi istituzione contestata in genere reagiscono, chiudendosi a riccio nella convinzione che basti sollevare il ponte d’ingresso del castello per lasciar fuori i contestatori. Ma come si sa, nessun bastione ha mai retto a lungo l’assedio e quello che si prefigura tra elettori e classe dirigente europea è un accerchiamento che non finirà in tempi brevi. Già, se non hanno imparato questa volta la lezione, di certo a Bruxelles saranno costretti ad apprenderla la prossima volta. Del resto, non bastano gli accordicchi e i trucchi a fermare un fenomeno che non è arrestabile. In Francia, grazie a un’ammucchiata indecente che già mostra le prime crepe, si è impedito al partito che ha raccolto i maggiori consensi di governare. Lo stesso si è fatto e si sta provando a fare in altri Paesi. Ma le conventio ad excludèndum, di cui la destra italiana a lungo fu vittima, non hanno mai funzionato. Dunque, lasciar fuori dalla porta chi gode del maggior numero di voti fa aumentare la rabbia degli elettori, non certo la diminuisce.
Ursula von der Leyen può annunciare di voler attuare il Green deal nei primi cento giorni del suo mandato, ma se poi le misure cozzeranno con la realtà, ovvero con le fabbriche automobilistiche che saranno costrette a chiudere o i campi che dovranno rimanere incolti, sarà con la reazione dei cittadini europei e non con quella dell’élite politica di Bruxelles che dovrà fare i conti.
La scelta di una maggioranza simile alla precedente, con in più la presenza dei verdi, rischia poi di rivelarsi particolarmente miope in un momento in cui l’Europa rischia di essere schiacciata fra il blocco di Paesi vicini alla Russia e un’America che potrebbe non essere più quella di Biden, ma di Trump. E a proposito di quello che sta succedendo negli Stati Uniti, non soltanto otto anni fa nessuno aveva immaginato che un imprenditore criticato potesse diventare presidente degli Usa, ma nessuno poteva neppure pensare che quattro anni dopo essere uscito dalla Casa Bianca Trump avesse la possibilità di ritornarci. Sia nel 2016 che nel 2024, l’élite ha dimostrato di non capire il sentimento di una parte importante dell’America. Chiusi nei loro uffici e nei loro salotti, i vertici non hanno compreso un fenomeno che attraversa la società d’oltreoceano. Anche lì non hanno imparato la lezione.