Che il percorso parlamentare del premierato sarà lungo, complesso e lastricato di trappole è cosa risaputa. Al prevedibile ostruzionismo delle opposizioni, proprio nei giorni in cui il ddl Casellati è planato su Montecitorio dopo il primo via libera a Palazzo Madama, si è aggiunta una presa di posizione del Pd che è tutto un programma. I deputati del Nazareno, infatti, hanno immediatamente approfittato per mettere le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella contro lo strapotere delle maggioranze nelle democrazie al servizio di una banale manovra dilatoria parlamentare. «Prima di entrare nel merito del disegno di legge di riforma costituzionale», hanno scritto i parlamentari Pd in una nota, «il governo deve scoprire le carte sulla legge elettorale. È del tutto evidente», hanno proseguito, «che la nuova architettura istituzionale del premierato si fonda sulla riforma della legge elettorale». Secondo il gruppo del Nazareno, dunque, «non si può iniziare ad affrontare la riforma, su cui siamo fermamente contrari, in assenza di un testo-base della nuova legge elettorale prevista dal ddl del governo».
L’autore della nota (Federico Fornaro), però, quando afferma che il ddl «per la prima volta nella storia repubblicana costituzionalizza la legge elettorale», spiega non volendo il perché nei fatti la richiesta sua e dei suoi compagni di partito è pretestuosa, visto che sarebbe illogico oltre che lavoro sprecato far partire l’iter di una nuova legge elettorale con un ddl costituzionale già avviato, che prevede tra le altre cose l’approvazione di un sistema improntato al maggioritario. La parte che parlava della legge elettorale, nel testo del premierato è già stata corretta proprio per non incappare in problemi di costituzionalità e lasciare al Parlamento la necessaria autonomia. Ciò non ha impedito alla pattuglia di dem di mistificare le frasi del Capo dello Stato, interpretandole come un precetto politico, per poi calarle nell’agone parlamentare.
Da qui a «buttarla in caciara» su tutta la linea con l’aiuto del M5s, il passo è stato breve. Anche perché in mattinata erano giunte le parole del segretario della Lega Matteo Salvini sul rischio di «dittatura della minoranza» a fornire lo spunto per ulteriori polemiche. Come quella della capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, che ha subito accusato il vicepremier di un «inqualificabile attacco al presidente Mattarella, un atto di pura arroganza e di codardia».
Da parte sua il ministro Casellati, parlando in commissione, ha rinnovato l’auspicio che si proceda in modo approfondito ma allo stesso tempo celere: «Oggi (ieri, ndr) inizia il secondo passaggio della riforma costituzionale del premierato», ha detto, «qui alla Camera, si incardina questo provvedimento molto importante e spero che nonostante l’ingorgo di tanti provvedimenti possa procedere poi con celerità». arda il Paese».
Sul tema è intervenuta ieri sera, parlando a Dritto e rovescio, il premier Giorgia Meloni: «A quelli che da sinistra esultano come allo stadio strumentalizzando le parole del presidente della Repubblica dico che se non può esistere un assolutismo della maggioranza figuriamoci se può esistere un assolutismo della minoranza. Che è quello che abbiamo visto quando al governo c’era la sinistra: abbiamo visto gente che perdeva le elezioni e arrivava al governo e alla fine ti diceva se potevi o non potevi uscire di casa». Poi ha aggiunto: «Penso che non si faccia un favore alle istituzioni di questa repubblica se ogni cosa che dice il presidente viene strumentalizzata come se fosse il capo dell’opposizione».