«Razzisti!». «Sostituzione etnica!». «Ci vuole più Europa!». «Blocco navale!». Il cosiddetto dibattito sull’immigrazione è diventato da qualche anno una specie di rissa tra tifoserie vagamente allucinate, mentre la realtà corre e cambia portando problemi giganteschi di convivenza, di leggi, di equilibri economici, sociali, previdenziali, culturali. Eppure, poco più di vent’anni fa, prima dell’11 settembre, sarebbe stato possibile impostare l’intera faccenda entro binari più ragionevoli e sensati. Nel senso che i pensieri e le parole per evitare il tritacarne degli slogan inutili ci sarebbero stati. Giacomo Biffi, Giorgio Gaber e Giovanni Sartori da punti di vista, con ruoli e linguaggi e scopi decisamente diversi tra loro, hanno dato vita a un dialogo, diretto e indiretto, proprio sui temi dell’immigrazione, del rapporto con l’altro, del senso della convivenza tra diversi. Il primo, grande cardinale, si attirò insulti e strali per aver osato dire che l’accoglienza va declinata nell’ambito del possibile, che non tutti gli immigrati sono uguali, e che integrare chi abbia una concezione di donna, di famiglia e di educazione troppo diversa non è sempre facile. Lo applaudì giusto Giovanni Sartori, mente critica di sinistra, riconoscendo i tratti di una sana laicità che in nulla faceva a botte con la posizione religiosa. E poi c’è Gaber, capace di mettere in parole e musica il tema dell’altro. Ce n’è di che imparare molto, oltre vent’anni dopo.
Aldo Fabrizzi (Getty)
Giuseppe Bepo Maffioli le cucinò prima di incontrare il grande attore che si sciolse quando sentì la «puzza» dell’ortaggio sui vestiti.
Bruno Cucinelli
L’università della Campania conferisce il dottorato di ricerca honoris causa allo stilista per «l’indubbio valore umano e spirituale» della sua azienda. È il premio per un percorso ispirato alla crescita non solo economica, sulla scia di Adriano Olivetti.
Fabio De Pasquale (Ansa)
Il pm ignora la condanna per rifiuto di atti d’ufficio e rilancia le accuse (già cadute) nello stralcio del processo Eni-Nigeria. Una anomalia segnalata a Carlo Nordio e al Csm.
I bambini di Gruaro colpiti nel 1933 dall'iniezione antidifterica
Per volere del Duce, nel 1932, a più di 250 bimbi venne inoculato un siero sperimentale anti difterite e 28 morirono. Con la Liberazione dovremmo poter tirare un sospiro di sollievo: basta cavie sotto un regime sanitario. E invece...