L'ex pm nega di avere «usato» il nostro giornale per far uscire notizie. Il Csm archivia due toghe finite nelle chat.
Plenum intenso quello di ieri al Consiglio superiore della magistratura. I consiglieri dovevano decidere se archiviare o spostare per incompatibilità ambientale tre magistrati di primo piano coinvolti nelle chat e nelle conversazioni con l'ex pm Luca Palamara. Alla fine, però, il Csm ha scelto la strada della prudenza. Dando l'impressione che a pagare per la presunta degenerazione del correntismo saranno pochissimi.
La delibera di archiviazione del procuratore di Terni, Alberto Liguori, è stata approvata con 21 voti e due soli astenuti. Stesso risultato per la presidente del Tribunale di Marsala, Alessandra Camassa (12 a favore e 10 astenuti).
Più discusso il caso di Antonello Racanelli, procuratore aggiunto di Roma, per cui due consiglieri avevano proposto un ritorno in commissione per un approfondimento istruttorio. In particolare la consigliera Loredana Micciché, di Magistratura indipendente (la stessa corrente di Racanelli), aveva suggerito di sentire il diretto interessato, mentre il consigliere laico Alessio Lanzi (Forza Italia) aveva fatto mettere ai voti l'idea di convocare per un parere il procuratore generale, il procuratore della Repubblica di Roma e il presidente delle Camere penali. Proposte entrambe bocciate.
Così come la richiesta di archiviazione: 11 contrari, 7 astenuti e 5 favorevoli. La vicenda tornerà in commissione per l'apertura ufficiale della pratica, visto che l'approfondimento della posizione di Racanelli si era fermato alla fase preistruttoria. Nel corso del dibattito è emerso che in commissione la pratica non era stata aperta per una situazione di stallo (3 voti a 3).
Sempre ieri Lanzi, vice presidente della Prima commissione che sta trattando questo tipo di fascicoli, ha riferito che sarebbero un centinaio le pratiche pendenti al Csm su altrettanti magistrati coinvolti nelle chat di Palamara.
Su una trentina di posizioni è già stata esercitata l'azione disciplinare da parte della Procura generale della Cassazione, mentre altre sono oggetto di valutazione. Ma «diverse e ben più ampie sono le valutazioni che spettano al Csm, sia ai fini del trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale, sia soprattutto in sede di valutazioni di professionalità e di nomina o dei dirigenti» ha avvertito Elisabetta Chinaglia, presidente della Prima commissione, recentemente rinnovata. Il lavoro dei commissari è cominciato dai 17 casi già istruiti dai vecchi componenti. E, come detto, i primi 3 sono finiti davanti al Plenum con tre proposte di archiviazione.
Ieri a Perugia è stato sentito per oltre 4 ore Palamara che aveva chiesto di poter chiarire un clamoroso abbaglio degli inquirenti di cui aveva già parlato questo giornale.
Infatti in un messaggio del 23 maggio 2019, Palamara, denunciando il ruolo dei magistrati progressisti nelle trame dietro alle nomine aveva scritto al collega Cesare Sirignano: «A breve uscirà la verità». Verità con la «v» minuscola, intesa come verità storica. Sirignano aveva commentato: «Senza esclusione di colpi». Palamara si definiva «prontissimo».
Gli inquirenti hanno erroneamente interpretato questo messaggio come la prova dell'influenza dell'ex pm sull'uscita di un nostro scoop, pubblicato il 29 maggio 2019. Ma l'ex toga sotto inchiesta ha voluto ribadire che con quel servizio lui non c'entrava nulla.
In Procura l'ex presidente dell'Anm ha chiarito che cosa intendesse con «uscirà la verità», dettagliando quanto accaduto il 23 maggio in occasione del voto in commissione del Csm per il procuratore di Roma e il motivo per cui il fondatore della corrente dei duri e puri Autonomia & indipendenza, Piercamillo Davigo, e il laico dei 5 stelle Fulvio Gigliotti si espressero a favore di Marcello Viola, del candidato sponsorizzato da Palamara.
Nel frattempo il procuratore perugino Raffaele Cantone ha chiesto al Comitato di presidenza del Csm l'apertura di una pratica a tutela dei magistrati del suo ufficio, bersagliati da articoli di stampa che li accusano di non avere tempestivamente trasmesso tutti gli atti acquisiti nell'indagine a carico di Palamara.
La pratica sarebbe già stata trasmessa dal Comitato di presidenza alla Prima commissione.