
È da poco iniziato il processo per la morte di Diego Armando Maradona, il calciatore argentino scomparso ufficialmente per una crisi cardio respiratoria (e in completa solitudine), nella sua dimora a San Andres a Tigres, a nord di Buenos Aires, il 25 novembre del 2020.
Sul banco degli imputati siedono il neurochirurgo Leopoldo Luque (che operò il giocatore di calcio argentino al cervello), ma anche la psichiatra Agustina Cosachov che aveva prescritto i farmaci assunti dal fuoriclasse fino al giorno della morte. Ma tra gli accusati di omicidio con dolo eventuale compaiono anche Ricardo Almirón (infermiere), Nancy Forlini (medico svizzero), Mariano Perroni (caposala), Carlos Díaz (psicologo) e Pedro Di Spagna (medico clinico): rischiano tutti una pena da 8 a 25 anni di carcere. Avrebbero dovuto prendersi cura di Diego, invece ne hanno provocato la morte, o comunque non hanno fatto abbastanza per evitarla.
Si prevede un processo show. Anche perché dovranno essere ascoltati circa 192 testimoni. Poi dovranno essere prese in esame perizie mediche, ricette e anche i tabulati dei cellulari per ricostruire le comunicazioni dello staff medico in quei giorni. Ma a lato del processo che dovrà dimostrare le responsabilità intorno alla morte dell’ex numero dieci del Napoli, è ancora aperta la questione ereditaria. In ballo ci sono cento milioni di euro da spartire tra i famigliari, tra cui 5 figli riconosciuti.
Mogli e compagne, figlie e figli da ogni parte del mondo si sono riuniti, dopo la sua morte, per "avere giustizia", dimenticando una volta per tutte i contrasti che li hanno tenuti lontani quando Diego era vivo.
«Guardate, così è morto Maradona», ha esordito il pm Patricio Ferrari davanti ai tre magistrati del tribunale chiamati a giudicare la vicenda. Il procuratore argentino ha sventolato sotto gli occhi dei giudici una delle ultime foto del calciatore, poco dopo l’operazione alla testa. Diego è esanime sul letto, in una casa che è stata definita «degli orrori», dopo un ricovero domiciliare «inadeguato, deficitario e sconsiderato, dove non» sarebbe stato «rispettato nessun tipo di protocollo e dove nessuno ha fatto ciò che doveva fare».
Proprio Ferrari ha concluso la sua arringa, spiegando che «chiunque tra gli imputati affermi che non aveva compreso quello che stava succedendo a Diego sta chiaramente mentendo. Le sue condizioni erano evidenti. La famiglia e il popolo argentino meritano giustizia». Le sue affermazioni si basano su «un anno di indagini e una costruzione solida, senza incongruenze, basata su prove».
E di prove parla, senza mezzi termini, anche il presidente del Trapani Valerio Antonini ai microfoni di Radio CRC, partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “A pranzo con Chiariello": «Ho delle informazioni che possono provare che Maradona è stato assassinato. Matias Morla ha cercato di mettere le mani sul capitale di Maradona, è lui il vero responsabile di quello che è accaduto... Matias Morla si occupava della scelta del medico e delle strutture su cui Diego si poteva appoggiare. Potrei stare dieci giorni a raccontare tutto quello che ho visto. Cose clamorose».
«Se fossi a un matrimonio con un vestito bianco e arrivasse un pallone infangato, lo stopperei di petto senza pensarci» sosteneva il Pibe de Oro quando doveva spiegare cosa significasse per lui il calcio.
Se il bianco è la somma di tutti i colori della luce, viene da chiedersi allora quale verità potrebbe illuminare questo processo per stoppare finalmente le critiche e le incongruenze varie, a partire dal suo inizio, che dal 2022 è stato spostato già due volte.
Se per il cantautore Francesco Guccini Dio è morto, per i napoletani e gli argentini, con gli occhi fissi ancora sui campi di calcio che hanno visto sfilare il defunto Pibe de Oro e a lui intitolati, il loro Diez non è mai trapassato. Per Napoli vive ancora, nonostante il suo corpo sia stato sepolto accanto a quello del padre e della madre nel cimitero di Jardin Bellavista a Buenos Aires, sotto gli occhi una folla di figli ed estimatori, che per un motivo o per un altro stanno mostrando di voler tenere vivo il suo ricordo ad ogni costo