Mattone, alla fine Aedes batte un colpo: l’opa di Hines prorogata al 9 maggio
Prorogata l'opa di Hines su Aedes fino al 9 maggio
Arriva una schiarita sull’Opa su Aedes. Evidentemente le pressioni del mercato di cui Verità&Affari si è fatta portavoce hanno colto nel segno. In serata, infatti, è stato comunicata la proroga dell’operazione al 10 maggio.
Una scelta che non deve essere stata semplice. Hines, che ha annunciato l’intenzione di acquistare la vecchia immobiliare, avrebbe preferito arrivare al 31 maggio. Segno che, senza la sollecitazione la trattativa sarebbe andata avanti nel silenzio generale. Conclusione importante per una giornata iniziata sotto le ali del silenzio.
Dalla Consob nessuna comunicazione ufficiale mentre Aedes si era limitata a diffondere un comunicato relativo alla certificazione del bilancio 2021. Risulta che i revisori di Deloitte hanno fatto un richiamo di informativa, senza però sollevare rilievi. In particolare, viene segnalato, a titolo di richiamo, che «l'incertezza connessa alla copertura del fabbisogno finanziario della società e del gruppo continua ad essere significativa». Difficile capire la profondità del rilevo. Tanto meno lo capisce il mercato, con il titolo Aedes che ieri dopo la solita apertura da brivido ha ripreso un po' forza chiudendo invariato a 0,293 euro. Segno che evidentemente la segnalazione di Deloitte non viene considerata un problema.
Certamente non tale da compromettere l’eventuale Opa, di cui fino al tardo pomeriggio si erano perse le tracce. Hines il 5 aprile scorso aveva chiesto tempo fino al 30 aprile prima di sciogliere la riserva. Il termine era passato nel silenzio. In via informale gli sceriffi avevano fatto sapere che non c’erano ancora gli obblighi di legge. E’ vero che era stata fissata la scadenza del 30 aprile. Ma, spiegano fonti della commissione era stato un gesto volontario. Nessun dovere. Ma allora perché dare un’indicazione così puntuale? Con buona pace di tutti i principi di trasparenza.
Il mandato istitutivo della Consob prevede l’obbligo di far rispettare i doveri informativi. Il principio è semplice: nulla vieta di quotare in Borsa un uovo marcio valutandolo un milione di euro. A condizione che tutti siano informati del fatto che si tratta di immondizia. La regola non si interroga sulle dimensioni dell’uovo. Aedes è piccola, visto che capitalizza 77 milioni e gli scambi sono ridotti (ieri 285 mila euro). Ha anche un pessimo sapore considerando i terrificanti mal di pancia che ha provocato negli anni al mercato.
Fino all’Opa da parte della multinazionale del mattone Hines, le cui operazioni in Italia sono guidate da Mario Abbadessa. Anche se piccola e decisamente indigesta, Aedes funziona con le stesse regole degli altri titoli quotati. Seguendo le regole di trasparenza Hines aveva chiesto tempo fino al 30 aprile per definire l’offerta. A che serve dare questa informazione al mercato senza poi rispettarla? Dopo la scadenza dei termini il mercato è entrato nel regno delle tenebre, che sono esattamente il contrario del mandato Consob.
Da quando Savona è alla presidenza non c’è particolare attivismo. Nemmeno su partite importanti come Tim o Generali. Un immobilismo talmente fuori dall’ordinario da aver costretto qualche tempo fa lo stesso presidente a uscire allo scoperto accusando la «vecchia» Consob di ostacolare la «nuova», di cui Savona è la bandiera a dispetto dei suoi 85 anni.
Cosimo de' Medici è stato il primo banchiere sceso in politica. Noto anche come Cosimo il Vecchio, nasce il 27 settembre del 1389 a Firenze da Giovanni di Bicci de' Medici e Piccarda Bueri. Giovanni era un banchiere di successo e il fondatore del Banco Medici, la banca che sarebbe diventata una delle più potenti d'Europa. Firenze era uscita con le ossa rotte dal fallimento dei Bardi e dei Peruzzi e c’era bisogno di qualcosa che in qualche modo rimpiazzasse quelle che erano state le più grandi banche del Medioevo. Nel 1397 i Medici fondano quindi il nuovo banco che introdurrà una nuova forma societaria, molto simile a quella che oggi chiamiamo holding.
Dopo la morte del padre nel 1429, Cosimo assume il controllo del Banco Medici e l’espande ulteriormente. Nel 1433, i suoi rivali politici guidati dalla famiglia Albizzi lo accusano di aver cercato di monopolizzare il potere e lo mandano in esilio. Grazie però alla sua rete di alleanze e alla sua capacità di corrompere i suoi nemici, Cosimo torna a Firenze nel 1434, assumendo la signoria di fatto della città, pur senza ricoprire cariche formali, salvo il paio di volte in cui è eletto gonfaloniere di giustizia. Riesce a garantirsi contemporaneamente il sostegno di numerosi politici e delle corporazioni del commercio e dell’artigianato, erigendosi a difensore degli interessi dei cittadini comuni e della borghesia di fronte all’aristocrazia.
Politico banchiere o forse più banchiere politico. Con lui il banco arriverà alla massima espansione, aggiungendo alle filiali di Avignone, Londra, Pisa e Milano (e Ginevra sarà spostata a Lione quando le fiere della città francese soppianteranno quelle della città svizzera). Cosimo sa gestire i capitali, ma soprattutto da scegliere le persone, i suoi collaboratori: in tempi in cui le comunicazioni erano lentissime per fare i direttori di filiale bisognava scegliere il meglio, bisognava avere persone di fiducia, abili, in grado di prendere decisioni importanti da soli. Non cerca di amministrare ogni cosa; al contrario, invece di lasciarsi sommergere dai particolari, sa distribuire il peso amministrativo sui suoi sottoposti, pur mantenendo saldamente le redini del carro. Lui stabilisce le norme, formula le direttive e bada che le sue istruzioni vengano seguite alla lettera.
Cosimo muore il 1 agosto del 1464 nella villa di Careggi e viene sepolto nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, un luogo che egli stesso aveva contribuito a restaurare. Dopo di lui il banco decade. Suo nipote Lorenzo il Magnifico sarà un ottimo patrocinatore di artisti, ma un pessimo banchiere.
Si incomincia a parlare delle scadenze nelle partecipate statali di maggio. Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni alle prese con i rinnovi di Sace, Snam, Fincantieri e Italgas nominati da governo dell'ex numero uno della Bce nel 2022. All'epoca furono assegnate più di 600 poltrone, tra consigli di amministrazione e collegi sindacali.