Non si può non ringraziare il presidente della Repubblica per aver restituito la dignità e il rispetto dovuti ad alcuni lavoratori ingiustamente sanzionati. Stiamo parlando dei primari del pronto soccorso e di altri tre o forse più reparti del Policlinico di Bari, i quali si sono ritrovati a ricevere una surreale sanzione per «eccesso di straordinari». In pratica, li hanno multati per aver lavorato troppo durante la pandemia.
A Vito Procacci, primario del pronto soccorso del Policlinico di Bari, era stata comminata una sanzione di ben 27.000 euro, su altri due reparti di chirurgia erano piovute multe per complessivi 16.000 euro. Procacci si era rivolto a Sergio Mattarella tramite Repubblica: «Mi sento tradito da un Paese che prima ci chiamava eroi», aveva detto e in fondo non aveva tutti i torti.
Ma ecco la buona notizia, riferita ieri sempre da Repubblica: «L’Ispettorato nazionale del lavoro ha sospeso il procedimento su tre primari del Policlinico di Bari multati pesantemente per presunte violazioni su straordinari e riposi durante il periodo pandemico. Decisivo sarebbe stato l’intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo il caso sollevato da Repubblica».
A quanto risulta, infatti, ieri mattina il capo dello Stato ha sentito al telefono il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e ha provveduto a risolvere il caso, come conferma una nota dell’Ispettorato nazionale del lavoro. «L’azione ispettiva esercitata è stata avviata a seguito delle segnalazioni effettuate da un’associazione sindacale autonoma per lamentare i mancati riposi e il superamento degli orari massimi di lavoro del personale medico nel corso del 2021», si legge nel documento. «L’Ispettorato procederà, nei prossimi giorni, a ulteriori approfondimenti per valutare l’annullamento delle sanzioni comminate». Certo, forse una riflessione in più sulle condizioni dei lavoratori della sanità si rende opportuna e anzi obbligatoria, ma di sicuro ai reparti che si sono dati da fare durante la pandemia ben oltre l’orario consueto è stato levato un peso dalle spalle, e pure i primari possono tirare in sospiro di sollievo. Applausi a Mattarella.
Distribuiti i dovuti meriti, non possiamo negare il sorgere di una piccola perplessità. Apprezziamo, lo abbiamo già detto, il fatto che Mattarella sia intervenuto con la massima celerità per garantire che alcuni «medici eroi» non fossero sanzionati. Ci chiediamo, tuttavia, per quale motivo non sia intervenuto altrettanto celermente nei mesi passati al fine di occuparsi di altri eroici dottori che duranti le fasi più dure della pandemia hanno lavorato giorno e notte rischiando la vita e sfiancandosi. Se non avete capito a chi ci riferiamo, ci permettiamo di rinfrescarvi la memoria, dato che questa nazione sembra in generale possederne molto poca. Un bel numero di medici di base, di reparto e altrettanti sanitari nelle fasi iniziali della pandemia si sono dati un gran daffare. Non tutti allo stesso modo, purtroppo, soprattutto per quanto riguarda i medici generici: alcuni si sono dannati per curare e guarire i pazienti, altri si sono addirittura rifiutati di riceverli. A parte questi pur non secondari dettagli, conta di più quanto avvenuto successivamente. E cioè quando la prima fase pandemica si è esaurita e sono arrivati i vaccini. A quel punto, una robusta fetta di medici, infermieri e sanitari eroi sono improvvisamente divenuti - agli occhi delle istituzioni e della totalità dei media - dei pericolosi malfattori, dei traditori della patria, degli untori e financo degli assassini. Quelli che avevano osato somministrare terapie precoci sono stati inseguiti dagli ordini professionali, quelli che non si sono vaccinati - anche se in moltissimi casi avevano già contratto il Covid - sono stati prima infamati e poi privati dello stipendio, sospesi e dileggiati.
E ancora non basta: una volta rientrati, sono stati guardati con sospetto dai colleghi, talvolta spediti nei sottoscala o costretti a svolgere incarichi al limite (e talvolta oltre il limite) del demansionamento. Ebbene, non ci risulta che in tutti quei mesi di ingiusta persecuzione il presidente della Repubblica si sia affrettato a spendere parole accorate per gli ex medici eroi. Non ci risulta che sia lestamente intervenuto per fare sì che le sanzioni pesanti fossero tolte o almeno attenuate. Non ci sembra nemmeno che abbia invitato a non insultare o discriminare chi in precedenza aveva donato il sangue alla patria e ai pazienti. Anzi, il Quirinale è stato particolarmente inflessibile riguardo ai sieri. Oggi, invece, si affretta a chiamare, sente il ministro del Lavoro, favorisce il perdono istituzionale e gli incontri fra ministero e Ordini dei medici. Una curiosa discrasia, non c’è che dire. Ma forse ci sbagliamo, forse semplicemente negli anni passati al Colle avevano problemi di linea telefonica. Sarà per questo che non si sono mai fatti vivi per difendere cittadini incolpevoli nel momento del bisogno.