«L’Europa dice addio alle restrizioni», titolava ieri con un poco di entusiasmo il Corriere della Sera. Peccato che mentre la maggior parte dei Paesi del Vecchio continente abbia deciso di revocare le misure anti Covid, l’Italia non solo le mantenga, ma addirittura le inasprisca, perché da lunedì nei luoghi di lavoro per chi ha più di 50 anni sarà necessario esibire il green pass rafforzato. E non è finita: dall’inizio di febbraio è entrato in vigore l’obbligo vaccinale per i soli cinquantenni, i quali se non adempieranno al diktat del ministero della Salute si vedranno recapitare a casa una multa dall’Agenzia delle entrate. Forse vi parrà strano, ma entrambi i provvedimenti, cioè quello che riguarda l’obbligo nei luoghi di lavoro e l’iniezione imposta per decreto a chiunque abbia superato una certa età, sono una peculiarità italiana, che oltre a non avere basi scientifiche (il green pass rafforzato è un certificato che non attesta lo stato di salute, ma che il titolare del passaporto verde ha ricevuto un certo numero di dosi di vaccino) non ha eguali in Europa.
La Gran Bretagna, che l’altro ieri ha annunciato il ritorno alla normalità, mai si era sognata di introdurre obblighi vaccinali e nemmeno si era permessa di applicare delle misure che discriminassero i cittadini in base al numero di punture fatte. Nei luoghi di lavoro non era richiesto alcun green pass, ma neppure nei ristoranti e l’unica disposizione prevista erano i test di ritorno dai viaggi all’estero, oltre che periodi di isolamento per le persone non vaccinate che fossero state in Paesi ritenuti a rischio. Ora però Londra ha deciso di abolire la quarantena anche per i positivi, decidendo di affrontare il Covid alla stregua di un’influenza. Certo, Boris Johnson è ritenuto un pazzo furioso, un giocatore d’azzardo che rischia la vita dei sudditi di sua maestà. O per lo meno così lo dipingono i giornali di casa nostra. Lo zazzeruto premier britannico sarà anche un tipo originale, che ama organizzare festicciole a Downing street anche quando i connazionali sono in lockdown. Tuttavia, finora ha avuto ragione lui, perché, grazie al fatto che le chiusure sono state più contenute delle nostre e i divieti si sono ridotti al minimo, oggi l’economia inglese, nonostante la Brexit e le catastrofi annunciate dalle varie Cassandre che si vedono in tv, gira meglio della nostra. Le scelte bizzarre dell’ex giornalista dello Spectator, a differenza di ciò che vi vogliono far credere, non sono state pagate in termini di vite umane, in quanto i decessi in rapporto alla popolazione sono leggermente più bassi dei nostri: 159.000 su quasi 68 milioni di abitanti contro 150.000 su 60 milioni. Dunque, chiudere tutto, inventarsi complicazioni inutili come il green pass, aumentare gli obblighi, compresi quelli dei tamponi, e impedire ai pensionati di ritirare la pensione se non sono in possesso del famoso certificato verde non ha né salvato vite umane né ha ridotto i contagi, che infatti sono continuati a crescere, anche tra i vaccinati in possesso di passaporto rafforzato e di tripla iniezione.
Ma se l’Inghilterra fa caso a sé, anche perché è la patria dei diritti e della Magna Carta, non sono da meno gli altri Paesi. In Danimarca il governo ha deciso il ritorno a una vita normale, eliminando il pass ma anche le mascherine. In Svezia sono state cancellate le restrizioni agli orari dei ristoranti e dei club e l’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici, mentre nella Repubblica Ceca è già decaduto il certificato per entrare nei locali pubblici al chiuso. Francia e Polonia non si sono ancora adeguate, ma hanno annunciato che lo faranno nelle prossime settimane, mentre in Spagna i divieti sono già stati accantonati.
Dunque, è vero che l’Europa dice addio alle restrizioni (ma anche in America e in altri Paesi gli obblighi stanno svanendo), come ha scritto il Corriere della Sera, ma a fronte di chi riapre e toglie i divieti l’Italia ne introduce di nuovi e si guarda bene dal togliere quelli passati. A meno di non considerare un «ritorno alla normalità» l’abolizione della mascherina all’aperto, altra disposizione che, insieme al green pass, non ha alcuna motivazione scientifica o sanitaria. Si può capire l’uso di un dispositivo di protezione nei luoghi affollati o al chiuso, ma che senso ha costringere le persone a indossare la mascherina mentre camminano all’aperto in una via semideserta? Non c’è medico, a meno che non si tratti di un virologo costretto a recitare la parte in tv, che non riconosca come il dispositivo mentre si passeggia sia una stupidaggine bella e buona, che può piacere solo a Roberto Speranza, il quale, come è noto, di salute ne sa quanto un assessore all’urbanistica di Potenza.
Sì, l’Europa torna alla normalità, come dice il Corriere. Ma a leggere i dpcm del nostro governo viene il dubbio che l’Italia non faccia parte dell’Europa. Anzi, viene il sospetto che sia una Repubblica non fondata sul lavoro, come recita la Costituzione, ma sull’emergenza sanitaria. Per la gioia di chi con l’emergenza guadagna fama e conserva la carriera politica.