L’Istituto di sanità non vuol comunicare quanti vaccinati hanno preso il Covid
Poche righe, davvero degne di nota in mezzo a migliaia di informazioni per fare il punto della situazione nel Paese, riferivano che nella «figura 23» veniva riportato il numero di casi di infezione sintomatica da Sars Cov-2 per data inizio sintomi e per stato vaccinale. Quindi tutti i casi notificati con una diagnosi confermata di Covid dopo aver ricevuto una sola dose, e tutti i positivi a ciclo vaccinale completato. Numeri interessantissimi, se solo fossero stati messi nero su bianco, per sapere come funziona il vaccino e quanto possa continuare a proteggere. Invece guardi gli istogrammi della «figura 23» e non capisci nulla. Nessun denominatore che possa consentire di ricavare qualche percentuale.
Quello dell'Iss «mi sembra un bel controesempio per mostrare come non si usano dati e grafici», commenta Susi Tondini, matematica ed esperta di statistica. Prosegue: «Per stabilire la percentuale di positivi si dovrebbe partire da campioni simili, quindi idealmente un campione A di non vaccinati, un campione B di persone che hanno ricevuto la prima dose del vaccino, un campione C che ha ricevuto la seconda dose e tutti e tre i campioni devono avere composizione simile in termini di età e almeno geografia, per avere un minimo di comparabilità anche dal punto di vista di possibili abitudini/stili di vita, esposizione al rischio di essere infettati. I tre campioni andrebbero quindi seguiti nel tempo a partire da un momento iniziale».
L'esperta affonda ulteriormente, demolendo l'utilità dell'elaborazione dell'Istituto di sanità così come viene pubblicata: «Va poi considerato che se monitoriamo una persona che ha ricevuto la prima dose a gennaio, e a gennaio è nel campione B, e proseguiamo fino a maggio, nel corso del tempo a questa persona sarà stata somministrata la seconda dose e quindi dovrebbe “migrare" dal campione B al campione C. Pertanto il periodo di osservazione deve essere ristretto per evitare le migrazioni».
Anche a detta dell'esperto, dunque, quella tabella è mal fatta. Per questo chiedevamo lumi all'istituto guidato da Brusaferro. «Tutti i dati disponibili sono pubblici sul sito», ci hanno risposto. Non è vero affatto, numeri e percentuali di positivi vaccinati non compaiono. Forse nemmeno l'Istituto sa quanti sono risultati infetti dopo una o due dosi di vaccino? Peccato, perché l'operazione fatta la scorsa settimana dalla Verità, elaborando i dati dell'Alto Adige, aveva permesso di valutare come sia stato molto basso il numero dei positivi tra i vaccinati. Al 16 giugno, infatti, in Alto Adige 1.559 persone avevano contratto il Covid-19 dopo essere state vaccinate, una percentuale dello 0,6% rispetto ai 265.000 che a quella data avevano ricevuto la prima dose. Dal primo di gennaio al 29 giugno di quest'anno, nella Provincia autonoma i positivi al coronavirus sono stati 30.382, il 5,8% su una popolazione complessiva di 520.891 abitanti. Rispetto a tutti i positivi segnalati da inizio d'anno, le 1.559 persone in cui è stato riscontrato il virus, nonostante la vaccinazione fatta, rappresentano il 5,13%, ma se rapportiamo il dato con il numero di quanti hanno ricevuto la prima dose, la percentuale è appunto dello 0,6%.
Il numero basso dovrebbe confortare sulla protezione che il vaccino sembra offrire. Pochi giorni fa Francesco Broccolo, virologo dell'università Milano Bicocca, spiegava a Repubblica che «i dati dei vari Paesi indicano che il 10% di vaccinati si reinfetta dopo una dose e il 5% dopo il ciclo completo. La delta arriva quasi al 10% anche con due dosi». Quindi sarebbe utile avere i dati per ogni Regione e a livello nazionale. Sappiamo che in Italia, al 30 giugno risultavano vaccinate con una prima dose 34 milioni di persone su una popolazione complessiva di 59,2 milioni, quindi il 57%. Sappiamo, ma perché l'abbiamo calcolato noi sulle tabelle pubblicate giornalmente da inizio anno, che dal primo gennaio al 30 giugno 2021 i positivi al Covid sono stati poco più di 2,1 milioni di italiani, vale a dire il 3,9% dell'intera popolazione. Ma non possiamo conoscere la percentuale dei soggetti ai quali è stata riscontrata l'infezione da Covid dopo il vaccino, perché l'Iss non svela i numeri e forse nemmeno li conosce.