Fallito il vertice in cui Emmanuel Macron voleva fare l'arbitro nella road map verso nuove elezioni. E le organizzazioni criminali fanno festa: in tre giorni sbarcati in Sicilia 2.000 migranti.
Emmanuel Macron deve ridimensionare le sue ambizioni napoleoniche, almeno quelle sulla Libia. La road map discussa ieri nel vertice organizzato a Parigi dal presidente francese, infatti, non è stata sottoscritta da molti dei partecipanti libici, ed è stata approvata soltanto a livello informale.
Approfittando del vuoto politico in Italia, Macron voleva confermare al mondo il suo ruolo di arbitro almeno tra i due principali contendenti (cioè Fayez al Sarraj, a capo del governo libico «di accordo nazionale», e il generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica) in uno dei conflitti più complessi della storia recente, quello che il suo predecessore Nicholas Sarkozy aveva improvvidamente avviato nel 2011 con la guerra che provocò la caduta di Muammar Gheddafi.
Il vertice avrebbe dovuto impostare un percorso in grado d'impegnare le tante fazioni libiche a convocare nuove elezioni legislative e presidenziali entro la fine del 2018 (si è parlato senza alcun impegno formale della data del 10 dicembre). Ma il fallimento, ieri, è stato più che palpabile. A farsi sentire, a Parigi, è stata soprattutto l'assenza dei rappresentanti di 13 potenti organizzazioni tribali (armate) dell'ovest libico, tra cui la delegazione di Misurata, che ha esplicitamente sconfessato l'iniziativa francese.
Il problema è che nel frattempo la Libia è di nuovo una polveriera: arrivano notizie incerte, si parla di movimenti di truppe. Le tv degli Emirati arabi uniti vicini al generale Haftar hanno riferito addirittura di attacchi alle sedi ministeriali di al Sarraj. Il governo ha smentito, ma le tensioni sono comunque altissime. Di certo l'assenza di un esecutivo in Italia non aiuta, e anche la fumata nera uscita dal camino del vertice di Parigi sembra indirettamente confermare il caos politico-militare. Il flop del tentativo di mediazione, soprattutto, segnala un nuovo, disastroso «via libera» alle organizzazioni criminali che da troppo tempo hanno trasformato in ricco business il traffico dei migranti attraverso il Mediterraneo. Soltanto da sabato a lunedì, del resto, sono sbarcate in Sicilia quasi 2.000 persone, tutte recuperate al largo delle coste libiche dalle navi delle organizzazioni non governative e dalle marine militari europee coinvolte nell'operazione Eunavformed: nei giorni scorsi, per esempio, la nave Sea Watch 3 della omonima Ong tedesca ha trasportato a Messina 452 immigrati che aveva imbarcato venerdì in tre distinte operazioni di recupero, mentre all'alba di domenica la fregata spagnola Numancia ha consegnato al porto di Palermo un carico di 592 naufraghi.
Questi 2.000 arrivi hanno fatto improvvisamente impennare a 13.103 il numero degli immigranti approdati in Italia dal primo gennaio al 29 maggio. È vero che questo dato, secondo la contabilità del ministero dell'Interno, è ancora inferiore del 78% rispetto a quello registrato nei primi cinque mesi del 2017, ma è altrettanto vero che l'accelerazione dell'ultimo fine settimana è stata impressionante, e non preannuncia nulla di buono. E infatti il Viminale calcola che su quei 13.103 ingressi registrati fino a ieri, ben 9.087 - cioè quasi sette su dieci - siano passati attraverso la Libia. E che il vecchio corridoio libico si sia improvvisamente riaperto è evidente anche perché, accanto a 2.715 tunisini arrivati in Italia attraverso quella che era stata la principale rotta degli ultimi mesi, ora cominciano a tornare anche gli eritrei (1.922) e i nigeriani (725).
In questa situazione, pare inverosimile siano serenamente tornate a operare anche le navi delle Ong. Nella primavera del 2017 alcune di loro erano finite sotto inchiesta proprio per la costante pratica del recupero di gommoni carichi di migranti e abbandonati a ridosso delle coste libiche. Da Catania a Trapani, erano stati aperti più procedimenti penali a carico di alcune Ong, sospettate di avere contatti telefonici (e soprattutto economici) con i mercanti di uomini.