
Così parla l’avvocato Gianluca Di Donna, sotto inchiesta per traffico di influenze, al telefono con Alpa, maestro di Giuseppi. I contatti con Domenico Arcuri. Il fascicolo «dorme» in Procura, poi il reato cambia. Ira Giovanbattista Fazzolari: «In Commissione emergono cose scandalose, nessuno le racconta».
Lo scontro tra la Procura di Roma, guidata da Franco Lo Voi, la commissione Covid e Fratelli d’Italia non accenna a placarsi. La deputata Alice Buonguerrieri, capogruppo di Fdi in commissione, in una nota ha accusato gli inquirenti capitolini di non avere consegnato al Parlamento importanti atti d’inchiesta sulla gestione della pandemia. I magistrati avevano impiegato tre mesi per rispondere alla prima richiesta e poi avevano trasmesso alla commissione solo pochissimi documenti. Per questo era stato necessario un duro sollecito da parte del presidente Marco Lisei. Ma ieri un articolo apparso sul Fatto quotidiano su uno stralcio sconosciuto ai commissari e riguardante una fornitura di mascherine ha riacceso la tensione. Per la Buonguerrieri l’episodio «non può passare inosservato e richiede un terzo sollecito alla Procura di Roma». A giudizio della parlamentare questo e altri eventuali fascicoli fantasma, contenenti molte intercettazioni (che potrebbero «rappresentare elementi di indagine rilevanti»), devono rimanere «integri e disponibili», senza venire distrutti. Anche perché pare che diverso materiale stia andando al macero. Per questo la Buonguerrieri avverte che lei e il suo partito, puntando a far luce «su una stagione costellata da troppe ombre», non guarderanno «in faccia a nessuno». Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha rincarato: «Dalla commissione Covid stanno emergendo cose scandalose e la più scandalosa è che i media non ne stiano dando notizia».
Il casus belli è stato, come detto, un articolo del Fatto quotidiano, in cui si raccontava che per colpa della riforma Nordio l’imprenditore Giancarlo Innocenzi, «amico» del ministro Guido Crosetto, l’avrebbe fatta franca, venendo archiviato. Ma i cronisti non si sono accorti che a trarre vantaggio dalla modifica del reato di traffico di influenze illecite, nel procedimento da cui è stato stralciato il fascicolo citato dal quotidiano diretto da Marco Travaglio, erano stati in particolare due avvocati in rapporti con l’ex premier Giuseppe Conte, Gianluca Di Donna e Gianluca Esposito, entrambi docenti come l’ex premier. Una coppia di professionisti che appena Domenico Arcuri divenne commissario straordinario, iniziò (il giorno stesso) ad assediarlo. E, secondo i carabinieri che hanno condotto le indagini, lo avrebbe fatto con successo.
Quello che stupisce è che l’informativa finale degli investigatori dell’Arma è del gennaio del 2023. Da allora i pm hanno proceduto con lentezza, nonostante le prove schiaccianti del traffico di influenze: l’avviso della chiusura delle indagini risale al settembre del 2023, mentre la successiva richiesta di archiviazione (giunta dopo la riforma) è arrivata ben 14 mesi dopo, del novembre 2024. Perché non è stato chiesto il rinvio a giudizio quando la riforma Nordio non era ancora in vigore? Nell’annotazione dei carabinieri l’ultimo capitolo è particolarmente indigesto per i fan di Giuseppi e del suo mondo, laddove viene citata una telefonata tra il maestro di Conte, il professor Guido Alpa, e Di Donna. Il paragrafo si intitola «le relazioni tra Di Donna ed Esposito e le istituzioni». Il documento parte dalle dichiarazioni di un imprenditore umbro che aveva provato a fornire mascherine alla struttura commissariale. L’uomo aveva raccontato ai pm del suo incontro con Di Donna ed Esposito: «Presso lo studio di quest’ultimo […] l’avvocato Di Donna mi disse di essere il braccio destro del presidente del Consiglio e di avere buoni rapporti con la struttura commissariale. Entrambi mi proposero e mi fecero firmare, su carta intestata all’azienda, tre contratti (di consulenza, ndr)». Esposito mostrò all’imprenditore un articolo che si trovava su internet in cui Di Donna «era dipinto come un “fedelissimo” del capo del Governo». Per questo sostenevano di essere in grado di creare delle «opportunità di lavoro con la Presidenza del Consiglio dei ministri». Ma veniamo alla telefonata del 2 aprile 2021, quando Di Donna e Alpa non sanno di essere intercettati e riflettono, riassumono i carabinieri, «su come potessero aiutare Giuseppe nell’organizzazione del partito». In quel momento il capo del governo è Mario Draghi, ma il principale azionista dell’esecutivo resta il Movimento 5 stelle che Giuseppi sta provando a portare via a Beppe Grillo. È in procinto di diventare presidente del partito e sta lavorando a un nuovo statuto. La trattativa con il fondatore genovese e il suo inner circle, per conto dell’ex premier, è portata avanti da un notaio e dallo stesso Di Donna.
Ma ecco la trascrizione della telefonata. Alpa: «Perfetto. Ho sentito Rossetti e niente, tutto bene per i commercialisti, tutto bene, hai visto? Quindi…». Di Donna: «Sì, ho visto certo». Alpa sembra entusiasta: «Sì, sì, sì, sì perfetto». Il riferimento potrebbe essere al decreto sostegni che era appena stato emanato dal governo. La chiacchierata prosegue e Di Donna indica le prossime mosse: «Vabbè mo’ bisogna fare qualcosa, procedere insomma». Alpa è d’accordo: «Sì (lo ripete sei volte, ndr) e poi se vuoi dargli una mano ad organizzare il partito…». Di Donna: «[…] di opportunità ce ne ho diverse dal punto di vista anche di adesioni, di cose, insomma di persone…». Alpa: «Eh appunto questo...poi un giorno dovremo andarlo a trovare per parlare di questo… puoi andare tu separatamente». Di Donna è pronto a schierare le sue truppe: «C’ho tre associazioni…». Alpa gongola: «Tu hai un sacco di…». Di Donna conferma: «Un sacco di persone. Esatto…». Un altro degli indagati, l’imprenditore Lorenzo Gragnaniello, l’11 agosto 2021, al telefono, conferma il ruolo di Di Donna: «Adesso è il referente di Conte per quanto riguarda la ristrutturazione del partito […] ha avuto questo, questo incarico, quindi di conseguenza sarà pure impegnato politicamente». Per gli inquirenti il pool di avvocati avrebbe «agito una mediazione illecita» presso la struttura commissariale, in concorso con l’allora vicepresidente di Federlab (la Federazione delle strutture ambulatoriali), Pietro Napolitano, riuscendo a far concludere un ricco contratto a una società, la Adaltis, che ha fornito allo Stato test molecolari. Un affare diviso in due affidamenti: uno da 800.000 euro, concesso nel giugno 2020 (in cambio gli avvocati hanno ottenuto 65.500 euro e 27.700), e uno da 2,5 milioni (per cui gli indagati sono stati premiati con 360.700 euro) del dicembre successivo. Ma, come detto, per tutti le persone sotto inchiesta è stata chiesta l’archiviazione sia per la modifica del reato di traffico di influenze, sia per l’abolizione dell’abuso d’ufficio da contestare al «pubblico ufficiale trafficato» all’interno della struttura commissariale. E come si evince dall’informativa dei carabinieri quel pubblico ufficiale era proprio Domenico Arcuri.
Gli investigatori, infatti, appuntano: «Sempre con riferimento ai rapporti intrattenuti con le istituzioni dagli avvocati Di Donna ed Esposito, si segnala il seguente sms, inviato, in data 12 marzo 2020 alle ore 8,51, da Esposito all’avvocato Guido Alpa: “Caro Guido ecco il numero di Domenico Arcuri […] se fai a lui un flash su di me per supportarlo ne sarà felicissimo. Grazie a presto”». Il 5 maggio Alpa invia a Di Donna il contatto di Arcuri. L’avvocato ne approfitta subito: «Caro Commissario, mi ha detto Guido Alpa che in tutto questo marasma sei così gentile da potermi ricevere e ti ringrazio molto, anche da parte sua. Resto in attesa di sapere da te quando posso passare a trovarti per pochi minuti. Un caro saluto». Arcuri risponde: «Sì. Domani appena ho un attimo ti chiamo e cerchiamo un momento. Ciao». Si legge sempre nell’informativa: «Gli avvocati Esposito e Di Donna hanno intrattenuto diverse comunicazioni telefoniche con esponenti della ex Struttura commissariale/lnvitalia nel periodo d’interesse; in particolare, l’utenza in uso all’avvocato Esposito ha intrattenuto numerosi contatti con l’utenza in uso all’ex commissario Arcuri. Tali contatti partono dall’inizio del periodo di acquisizione e proseguono con frequenza fino al 25 maggio 2020, per poi ridursi notevolmente. Quindi, Esposito ha intrattenuto contatti con l’ex commissario Arcuri anche nel periodo (maggio 2020) in cui era in discussione la citata procedura di gara poi aggiudicata (anche) ad Adaltis e anche nel giorno (14 maggio 2020) in cui Di Donna ha incontrato Spadaccioli (Marco, consigliere di Aldatis, ndr) presso Federlab, verosimilmente per conferire in ordine alla procedura di gara e alla consulenza». I due legali ricevono «gli ingenti pagamenti» effettuati da Adaltis «per un’asserita attività di “assistenza legale nell’analisi e valutazione della documentazione relativa alla procedura avviata dalla Protezione civile l’11 maggio 2020”». La stessa che Adaltis si è aggiudicata. Ma per gli investigatori, le intercettazioni avrebbero dimostrato che quei soldi erano stati versati per «un’attività di tutt’altro tipo» ovvero per l’intervento «evidentemente effettuato (o millantato) sui referenti della Struttura per l’assegnazione delle commesse alla ditta». Ma i pm non hanno proceduto nemmeno per le false fatture. Gli investigatori annotano anche che almeno in un’occasione i cellulari degli avvocati e di Arcuri hanno agganciato le stesse celle vicino alla Struttura. Lì gli incontri sarebbero stati almeno due a cavallo della metà di maggio.
Ma mediatori e commissario si sarebbero incontrati anche altrove. Per esempio, Arcuri il 23 settembre 2020 accetta un invito di Esposito: «Ci mangiamo una cosa a pranzo la prossima settimana nel posto vicino il tuo ufficio dove siamo già andati prima di questa tragedia, Ma sei ospite mio» aveva acconsentito il manager. Altre volte Arcuri è costretto a declinare gli inviti perché troppo impegnato. E allora il Gatto e la Volpe in toga cercano altre strade. Un membro della struttura commissariale, il colonnello dei carabinieri Rinaldo Ventriglia, ha fatto riferimento con gli inquirenti a un messaggio che gli era stato inviato da Esposito: «Mi ha detto Dom (I) di sentirti». Nelle ore successive l’avvocato si presenta insieme con Di Donna davanti alla Protezione civile: «Ci salutammo e mi consegnò una busta, dicendomi che vi era documentazione personale diretta al Commissario Arcuri. Io la presi e la lasciai presso la segreteria del Commissario. Una volta consegnata la busta (non particolarmente pesante, qualche foglio A4 al massimo) il prof Esposito si allontanò». Il 7 settembre il legale torna alla carica: «Caro Rinaldo, ho sentito Domenico che mi ha detto di vedere te, posso passare domani mattina sul presto?». L’8 settembre i due si incontrano fuori dalla sede di Invitalia e, successivamente, con gli investigatori, Ventriglia ricostruisce: «L’avvocato Di Donna mi ha accennato a una società interessata a forniture da parte della struttura commissariale; io, molto infastidito, l’ho bloccato dicendogli che vi era una procedura standard per le forniture al commissario. Da allora, il professor Esposito non si è più fatto sentire», Ma l’1 ottobre quest’ultimo avrebbe incontrato Arcuri a pranzo. E nelle settimane successive la Adaltis avrebbe portato a casa la commessa più cospicua. All’appuntamento al ristorante i clienti degli avvocati tenevano molto. Il 29 settembre uno degli avvocati indagati, Valerio De Luca, domanda ad Esposito: «Caro, gli amici mi chiedono riscontro su incontro che avevi detto di fare ieri». Risposta: «Ha (Arcuri, ndr) rinviato a giovedì». Il 14 ottobre, sempre Esposito scrive ad Arcuri: «A che ora posso pomeriggio venire? ti lascio al volo tutto». Il giorno successivo la segretaria scrive all’avvocato: «Buongiorno prof, le ricordo di telefonare ad Arcuri». Trattative frenetiche di cui non si parlerà in nessun processo. E non solo per colpa della riforma Nordio.