All’improvviso anche i giornaloni hanno scoperto l’acqua calda, ovvero che la svolta green costa.
Dopo averci sderenato con la necessità di ridurre le emissioni, addossando la colpa del surriscaldamento globale alle auto e alla caldaietta con cui ci assicuriamo l’acqua calda in casa (a proposito, ma lo slogan tanto in voga qualche anno fa - il metano vi dà una mano - ora come lo spieghiamo?) e perfino alle vacche che ci garantiscono quotidianamente latte e formaggi, l’informazione certificata, quella che non diffonde mai fake news, si è resa conto che la transizione ecologica la pagheremo cara. Ma se n’è accorta solo fuori tempo massimo, cioè quando non c’è più nulla o quasi da fare. Il Sole 24 Ore ieri ha lanciato un allarme in prima pagina, attaccando l’Europa. «Costi fuori controllo» ha titolato, spiegando che sono in arrivo nuovi oneri su immobili, carburanti, industria e agricoltura. Ma una volta servito l’antipasto, sotto il titolo della prestigiosa testata economica made in Confindustria, poi nelle pagine interne è arrivato il piatto forte, vale a dire la stangata. «Eco tassa Ue su Oil & Gas. Bollette più care dal 2027». A dire il vero, a noi le bollette sembrano già care, visto che con la scusa della guerra i costi di luce e metano sono triplicati. Ma se qualcuno pensava che l’aggravio di spesa si fermasse all’energia elettrica e al riscaldamento si sbagliava, perché insieme alla lieta notizia che i carburanti costeranno di più, Il Sole ha finalmente scoperto che le conseguenze della politica ambientalista tanto cara alla Ue graveranno anche sull’agricoltura, con un aumento del prezzo dei fertilizzanti anche del 10 per cento.
Infatti, come La Verità ha scritto nei giorni scorsi, per ridurre le emissioni Bruxelles ha pronti i cosiddetti dazi verdi, ovvero tasse sulle produzioni ritenute inquinanti. Siccome l’Unione si è posta l’obiettivo di tagliare del 55 per cento la diffusione di gas che provocano l’effetto serra, non vieta le produzioni considerate inquinanti, senza le quali evidentemente crollerebbe gran parte del sistema industriale e si bloccherebbero i trasporti, ma le multa con una valanga di dazi, che ovviamente alla fine si scaricheranno sul consumatore. Il concetto che l’Europa vorrebbe applicare è che chi inquina paga. Ma a essere considerato un pericolo pubblico per la collettività è l’allevatore che fa pascolare le sue mucche e pure il pescatore che ogni notte getta la rete in mare.
Infatti, tutti settori sono colpiti dalle follie green della Ue. Non si parla soltanto di mobilità, con limiti alla circolazione di auto con motori termici, la cui produzione e commercializzazione sarà messa al bando a partire dal 2030, cioè domani. E nemmeno la svolta green si limita a imporre sistemi di riscaldamento domestici che consumino e inquinino meno. No, le ricadute dell’adozione «della più grande legge sulla protezione del clima di tutti i tempi», così l’ha definita il rappresentante del Partito popolare europeo, non risparmieranno il settore marittimo, aeronautico, industriale e agricolo. Nel settore dell’acciaio prevedono una débâcle, perché per ridurre le emissioni le aziende saranno costrette a tagliare la produzione, con una perdita di capacità annua fino a 6,6 miliardi. Provate a immaginare quali saranno le ricadute sulle costruzioni, dove il tondino è materia prima. Come minimo, i prezzi già cari dei nuovi immobili, ma anche delle ristrutturazioni, andranno alle stelle, con conseguenze micidiali sul portafogli delle famiglie.
«La stretta, in nome di ambiziosi target ambientali» si è reso conto il quotidiano salmonato degli industriali «è complicata dalla crisi». Eh, già. In settori che già faticano a reggere la concorrenza dei Paesi asiatici, dove le regole ambientali sono molto meno stringenti, la svolta green può trasformarsi nella mazzata definitiva. Di certo, se per rispettare le nuove norme, in agricoltura aumenteranno i costi, a pagare saranno alla fine i consumatori. E lo stesso vale per il resto. Se per usare un peschereccio a gasolio si dovrà versare l’obolo a Bruxelles, sul banco della pescheria i prezzi saliranno. E così anche quelli delle macellerie. «Dazi ambientali, case, auto, certificati: svolta green Ue con costi alti» scrive Il Sole. Beh, benvenuti nel mondo reale. «In Germania passa il divieto di nuovi apparecchi a gas». «Bruxelles punta allo stop a partire dal 2029». «La bozza del regolamento introduce requisiti di efficienza minimi per il mercato europeo, irraggiungibili per tutti gli apparecchi a gas: di fatto è un divieto di commercializzazione». Dunque, nel giro di sei anni, se non vogliono rimanere al freddo, gli italiani saranno costretti ad adeguarsi, con i costi che potete immaginare, sia per quanto riguarda l’impianto che le opere murarie, perché appena la loro caldaia smetterà di funzionare non potranno sostituirla. Sì, ma saranno obbligati all’investimento, spiegano i partiti di sinistra che hanno approvato la stangata. Ma come per l’auto, la trappola sta nelle conseguenze. Non c’è obbligo di passare dalla vettura a motore termico a quella elettrica, ma poi se sei considerato un inquinatore, un sindaco come Beppe Sala può impedirti di circolare. Così, non è tassativa la ristrutturazione di casa secondo le norme green, ma se non la fai la tua abitazione non la venderai e nemmeno la affitterai. Le banche già si stanno attrezzando con i mutui che si tingono di verde, scrive Italia Oggi. Che bello: ma il rovescio della medaglia è che i prestiti per le case che non hanno le cosiddette «prestazioni energetiche elevate» si tingeranno di rosso, il colore del sangue che saranno costretti a versare acquirenti e venditori.
Anni fa, quando Mario Monti si apprestava a diventare presidente del Consiglio, Il Sole titolò a tutta pagina «Fate presto». Adesso il titolo andrebbe ripetuto, ma per fermare la follia green.