Fare peggio era difficile, ma ci sono riusciti. E alla grande. I laburisti inglesi hanno respinto per la seconda volta la richiesta di formare una commissione di inchiesta che indaghi sulle cosiddette grooming gangs, i gruppi di adescatori e stupratori pakistani che hanno agito almeno a partire dal 2010 nel Regno Unito, abusando di decine e decine di migliaia di ragazzine quasi esclusivamente bianche e fragili. Le indagini nella città di Rotherham hanno portato alla luce abusi sessuali su 1.400 bambini di età superiore ai 16 anni, a Telford, fino a 1.000 ragazze hanno subito abusi per decine di anni. Vicende analoghe si sono verificate in numerose altre zone della nazione. Certo, sono stati arrestati alcuni colpevoli, ma il fenomeno non è mai stato approfondito o studiato nel dettaglio. Anzi spesso è stato coperto dalle istituzioni e perfino dalle forze dell’ordine. Motivo? Quello che i giornali britannici hanno definito «nervosismo legato alla razza»: poiché la maggior parte dei sospettati erano uomini pakistani, si è scelto di non creare «tensioni nelle comunità» e di non infrangere il sogno multiculturale inglese. Purtroppo a farne le spese sono state le vittime di violenza.
In ottobre, su richiesta del consiglio comunale di una delle cittadine funestate dalle gang, la ministra Jess Phillips ha rifiutato di avviare una inchiesta nazionale sugli abusi. Per tutta risposta, i conservatori sono tornati alla carica con un emendamento al Children’s Wellbeing and Schools Bill che prevedeva appunto la creazione di uno strumento politico di indagine. Ieri la proposta è stata respinta alla Camera dei Comuni con 364 voti contro 111: una maggioranza di 253.
Questa seconda bocciatura è, se possibile, ancora più grave della precedente. La prima richiesta infatti arrivava da un consiglio comunale: avrebbe dovuto essere subito accolta, ma era nulla rispetto a quanto accaduto in questi giorni. Nell’ultima settimana infatti tutta l’opinione pubblica britannica si è mobilitata, l’argomento è stato ampiamente trattato da tutti i media (anche se i colleghi italiani hanno totalmente ignorato la vicenda, chissà perché). Sono emerse numerose testimonianze, si sono esposte le vittime, hanno preso la parola illustri intellettuali come JK Rowling, commentatori e editorialisti. Non solo: anche ex poliziotti si sono espressi. Molti di loro, pur non amando affatto né i conservatori né Elon Musk (a cui va il merito di aver sollevato il polverone sul caso) hanno disegnato un quadro piuttosto inquietante della situazione. Ad esempio Simon Morton, ex alto funzionario investigativo della Thames Valley Police che si occupò di adescamento guidando l’Operazione Bullfinch, all’epoca la più grande indagine penale nella storia di Oxford, che portò alla condanna di 21 uomini per reati commessi tra la fine degli anni Novanta e la fine dei 2000.
Morton ha parlato alla Bbc spiegando che questo genere di abusi sessuali si verifica ancora e sostiene che «gli uomini che non siamo riusciti a catturare sono ancora in circolazione». A suo dire i responsabili degli adescamenti nella zona di Oxford stanno agendo in piena vista e stanno «inducendo altri a fare lo stesso». Secondo Morton, è «ovvio» che il fenomeno dell’adescamento «si verifica in ogni città del Paese».
A differenza di quanto avviene in Italia, dicevamo, la stampa inglese ha dato enorme risalto al dibattito sulle grooming gangs. Come ha ricordato Hannah Barnes su The New Statesman, «nel 2017 la Bbc ha trasmesso un dramma in prima serata, Three Girls, basato sugli eventi di Rochdale. È seguito un documentario di Radio 4 nel 2013 e due edizioni di Panorama nel 2014 e nel 2015. Grooming - Every Parent’s Nightmare è stato trasmesso sulla Bbc Tv nel 2011. Altri documentari sono stati trasmessi nel 2017 e nel 2020». In buona sostanza, le informazioni sull’argomento non mancano.
La posizione della Barnes è molto interessante. Chiaramente di sinistra, anche lei non ha affatto gradito le intemerate di Musk contro Keir Starmer. Eppure sentire cosa dice: «C’è stata abbastanza pubblicità su questi crimini abominevoli? Forse no. Sono stati ignorati? No. Gli ufficiali di polizia, i servizi sociali e le autorità locali che hanno mancato al loro dovere di proteggere le bambine, che sono stati informati del più orribile abuso sessuale immaginabile ma non hanno agito, sono stati adeguatamente ritenuti responsabili? No. Sono stati imprigionati abbastanza stupratori per i loro crimini? Assolutamente no».
Pur convinta che Musk faccia disinformazione, la Barnes ritiene «vergognoso che ancora non conosciamo la vera portata della depravazione che ha avuto luogo. Nel 2022, dopo 7 anni, l’Independent Inquiry into Child Sexual Abuse (Iicsa), che includeva un filone sul funzionamento delle bande di stupratori (ma escludeva le città già note), non è riuscita a determinarne l’entità. Spetta ai sopravvissuti giudicare se sia il caso di una nuova inchiesta nazionale».
Nonostante la mole di evidenze, i numeri spaventosi, le testimonianze e i pareri autorevoli, i laburisti hanno comunque scelto di affossare per ben due volte la possibilità di mettere in piedi una commissione di inchiesta. Sappiamo perché: Starmer, quando guidava il Crown Prosecution Service, avrebbe potuto e dovuto gestire la pratica, ma non l’ha fatto adeguatamente. Soprattutto, però, il labour conta molto sui voti degli immigrati, compresi quelli della comunità pakistana, che potrebbe essere indispettita da una indagine nazionale. L’ideologia e la convenienza, a quanto pare, contano più delle vittime di stupro.