![Igles Corelli: «Troppi stellati fissati con le verdure. Torni la selvaggina»](https://assets.rebelmouse.io/eyJhbGciOiJIUzI1NiIsInR5cCI6IkpXVCJ9.eyJpbWFnZSI6Imh0dHBzOi8vYXNzZXRzLnJibC5tcy8zMjIwNTc0OS9vcmlnaW4uanBnIiwiZXhwaXJlc19hdCI6MTc0NjM2MTA3OX0.RLDagFclJeZW_qkaiSAoJP4pkyeQKnq0P70IqXYG1qo/img.jpg?width=1200&height=800&quality=85&coordinates=0%2C32%2C0%2C0)
Nel riquadro lo chef Igles Corelli (IStock)
Uno dei palati più innovativi d’Italia: «È una moda che serve a risparmiare e a far contenta la Michelin. Ma non si cucina così».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 3 febbraio con Flaminia Camilletti
La storia che Giacomo Amadori racconta oggi sulla Verità è un effetto collaterale di un sistema fuori controllo. Apparentemente non c’è nulla di incredibile nell’indagare anche chi ricopre funzioni di polizia giudiziaria: pure tra le forze dell’ordine ci sono mele marce. Ma l’aspetto sorprendente dell’indagine avviata dal procuratore capo di Roma, quel Francesco Lo Voi al centro delle polemiche per aver iscritto il premier nel registro delle notizie di reato, è che oltre ad aver messo sotto controllo tutti gli uomini della Guardia di finanza distaccati presso la Procura, sospettandoli di aver violato il codice, l’alto magistrato ha lasciato che venissero intercettati indirettamente alcuni suoi colleghi.