L'ex premier parla ancora di ridurre il debito pubblico, il ministro vagheggia riforme epocali con i soldi dell'Ue. Intanto non si riesce nemmeno a sospendere tasse e Imu.
Il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, alla commissione sulle Politiche europee della Camera, a Roma, ha detto che l'Italia sarà più credibile, in Europa, se nel piano nazionale di riforme sarà scritto chiaramente che l'Italia non cancella dalle sue riforme un piano di diminuzione graduale del debito pubblico. Geniale.
Il ministro dell'Economia, in Italia, Roberto Gualtieri, parlando all'ambasciata tedesca in Italia, festeggiando l'inizio del semestre a guida Angela Merkel (vedremo cosa produrrà quel brindisi, per ora ci sono sempre andati di traverso), ha detto che già dal prossimo anno ridurremo il debito perché ci sarà un forte rimbalzo dell'economia post Covid (forse al brindisi c'era anche il mago Otelma), e che nel piano nazionale di riforme si ripartirà da investimenti pubblici in vari settori (quindi un rilancio degli investimenti pubblici), cui si aggiungeranno una revisione della spesa e una riforma fiscale pro crescita. Tutta roba fresca, nuova, soprattutto mai sentita dire negli ultimi 30 anni. Il coniglio è bell'e cotto, mangiato e digerito, e il capello dal quale dovrebbe essere uscito è finito sotto le ruote di un camion, che passava di lì, e portava via i resti del povero coniglio.
Ora, se voglio ripartire dagli investimenti pubblici, o i soldi lo Stato ce li ha già da parte - come sostiene Matteo Renzi da un po' di tempo - ma allora non si capisce perché non siano stati già avviati proprio nel momento della crisi, o li devo prendere a debito, lo stesso debito che dovrei ridurre. O no? Come sosteneva il conte Mascetti in Amici miei «scarpa allaccia, allaccia scarpa», cioè da che punto tu la prendi la cosa non cambia. E se dal conte Mascetti passiamo a un premio Nobel dell'economia, Joseph Stiglitz - comunque uno la pensi sulle sue idee in generale - sta sostenendo da tempo che per l'Europa e per l'Italia non è questo il momento di pensare di ridurre il debito perché il debito si fa quando le cose vanno male, non quando vanno bene, come si è fatto, invece e ampiamente, in Italia, per decenni. E questo per la semplice ragione che quando vanno male, e il mercato (imprese e consumatori) da solo non ce la fa, c'è bisogno che lo Stato lo aiuti.
Da fonti autorevoli del governo si è saputo anche che parte della ripartenza del Pil nel prossimo anno sarà dovuta anche ai soldi che dovrebbero arrivare dal Recovery fund. Però non si sa bene né come, né soprattutto quando arriveranno. C'è chi ha calcolato che per il 2021 arriveranno 8 miliardi di prestito e 4 a fondo perduto. Come voler fare abbracciare una sequoia a un neonato, stessa proporzione tra ciò di cui avremmo bisogno e ciò che dovrebbe arrivare.
Ma passiamo agli altri obiettivi dei cecchini del governo. Revisione della spesa pubblica. Ma non avevano detto che i problemi legati al Covid erano frutto di un taglio sconsiderato delle spese sanitarie? Non chiediamo coerenza tra dichiarazione varie, un po' di casino in politica ci sta, ma non si può neanche camminare sempre sull'orlo del burrone del ridicolo. Altro obiettivo: un fisco per la crescita? Ma se non sono riusciti neanche a sospendere l'Imu con il Covid, che deve succedere per avere una reale riduzione delle tasse? Un altro diluvio universale con Noè ministro dell'Economia che per qualche anno mette sull'Arca tutti i contribuenti italiani (tanto son considerati pecore da tosare o mucche da mungere, quindi diamoci dentro con la simbologia biblica in pieno) tenendoli al riparo dal governo?
Nel frattempo il tempo scorre e le vittime economiche del virus crescono. Se ogni giorno qualcuno facesse una conferenza stampa alle 18, come faceva Angelo Borrelli, capo della Protezione civile, e facesse vedere il numero delle imprese chiuse o in procinto di farlo e dei nuovi disoccupati, certe balle e ragionamenti che non stanno in piedi sarebbero più difficili da farsi.