Giustizia, i tanti impegni extra dei magistrati: in un anno il Csm ha autorizzato 768 incarichi
Il “rischio doppio lavoro” per i magistrati
Antonio Balsamo è presidente del tribunale di Palermo. Riveste un ruolo prestigioso ed è proprio per questo che lo scorso anno ha tenuto lezioni di diritto per la Lumsa, l’università privata di ispirazione cattolica di Roma, per un totale di 80 ore. Lezioni ovviamente retribuite. E anche bene: 5.600 euro. Nello stesso periodo Damiano Spera, altro presidente di tribunale, questa volta di Milano, forniva «lezioni e coordinamento in convegni seminariali sulle “Nuove tabelle milanesi - Edizione 2021”» per la società editoriale e di consulenza Giuffrè Francis Lefebvre spa.
Un impegno circoscritto: 16 ore. E una retribuzione di riguardo: 4.500 euro. Non c’è d’altronde da sorprendersi: la società, nell’ultimo anno a disposizione (novembre 2020 - novembre 2021), ha commissionato consulenze a magistrati in ben 38 casi. Ma ovviamente non è l’unica: tra università, scuole di specializzazione e società di consulenze, fioccano incarichi extra-giudiziari per i giudici che, così, spesso devono dividersi tra l’attività ordinaria e quella straordinaria. E parliamo, come abbiamo visto, di cifre di tutto rispetto, anche più alte (e in alcuni casi non di poco) di un normale lavoratore, che si aggiungono a stipendi già di per sé significativi: secondo i dati più recenti, rispetto alla media delle retribuzioni lorde annue del pubblico impiego, la magistratura si colloca al top con 137.294 euro e 45 giorni di ferie, seguita a distanza dalla carriera prefettizia, con 94.293 euro.
È però doveroso, dicono alcuni, che autorevolezza e competenza vengano pagate il giusto. Principio sacrosanto. Il dubbio però è che, nonostante le regole del Csm – che autorizza i vari magistrati a tenere corsi, lezioni o consulenze – siano abbastanza stringenti, ci sia un ricorso eccessivo ai cosiddetti “incarichi extra-giudiziari” in un periodo peraltro in cui i tribunali, dopo lo stop delle attività dovuto al Covid-19, rischiano un pesante ingolfamento. Nell’ultimo anno (novembre 2020-novembre 2021) gli incarichi autorizzati sono stati ben 768. E in molti casi l’impegno orario, al di là delle retribuzioni, è stato imponente: abbiamo già detto del dottor Balsamo (80 ore). Ma stesso discorso si potrebbe fare anche per Pier Paolo Lanni, giudice a Verona, il quale tra il 2021 e il 2022 ha lavorato per 80 ore per l’Avvocatura dello Stato. L’incarico riguarda lo «studio ed elaborazione giurisprudenza Cedu».
E anche in questo caso il compenso non è male: 20 mila euro. In pratica, 250 euro a ora. Curioso anche il caso di Paolo Spaziani, magistrato presso la Corte di Cassazione: per 80 ore nel 2020, 80 nel 2021 e 80 nel 2022, però, lavora come «assistente di studio a tempo parziale del giudice costituzionale Giovanni Amoroso» (retribuzione di 27 mila euro). Senza dimenticare un altro aspetto non secondario: c’è anche chi nel tempo colleziona incarichi su incarichi. Ad oggi, secondo i dati pubblicati dal Csm, il record-man delle consulenze extra-giudiziarie è Giovanni Russo, procuratore aggiunto all’Antimafia, nell’ultimo triennio ha collezionato la bellezza di 26 incarichi. Solo nell’ultimo anno sono stati quattro. Non è andata male, però, neanche al giudice di Cassazione Giuseppe Pavich (23 incarichi dal 2018) e al collega Alessio Scarcella (19).
Per questa ragione in più occasioni in passato si è parlato di “rischio doppio lavoro”. E, stranamente, è un tema di cui, nonostante i referendum sulla giustizia e la riforma Cartabia, nessuno parla. Anche perché, se nella maggior parte dei casi a commissionare gli incarichi sono enti pubblici, in altri sono società private. Nel lungo elenco consultato da Verità&Affari spuntano vari atenei privati (dalla Luiss alla Bocconi fino alla Kore di Enna); società attive nell’editoria giuridica, come la Altalex Consulting o la già citata Giuffrè Editore; sindacati (in passato incarichi sono stati conferiti anche dall’Anaao Assomed, che raccoglie i medici dirigenti, e dalla Fedir, la Federazione dirigenti); società di assicurazioni e aziende attive nel mondo della sanità. O, ancora, multinazionali come la Wolters Kluwer, che si occupa di formazione professionale, esattamente come la Euroconference o la Liquid Plan. Non a caso c’è chi chiede da tempo una regolamentazione più vincolante. Uno su tutti è il parlamentare di Azione, Enrico Costa, che in più circostanze ha sottolineato come siano necessarie norme più chiare e stringenti. Senza dimenticare che si rischia di sottrarre tempo anche all’attività giudiziaria. I dati, d’altronde, parlano chiaro: a fine 2021 i processi pendenti nei vari gradi di giudizio erano 1.566.722 i penali, e 3.046.755 i civili (dati ministero della Giustizia).
Ciononostante la pianta organica dei magistrati ordinari conta 10.433 unità, di cui 1.431 sono posti vacanti. Costa in tempi non sospetti ha presentato vari atti parlamentari per chiedere una soluzione, vista la mole di arretrato, relativa a un altro fenomeno che, specie in questo periodo, potrebbe arrecare non pochi problemi: quello dei magistrati fuori ruolo. Accanto, infatti, agli incarichi extra-giudiziari, secondo l’ultimo aggiornamento del Csm sono ben 225 i giudici che, o perché collocati al Csm o alla Cassazione, o perché chiamati da altre istituzioni pubbliche o perché eletti (dal governatore pugliese Michele Emiliano fino all’onorevole di Italia Viva, Cosimo Maria Ferri) di fatto non prestano servizio in tribunale. Anche perché c’è chi pare non si accontenti e assomma la posizione fuori ruolo all’incarico extra-giudiziario, in una sorta di combo impazzita. Un esempio? Giovanni Tartaglia Polcini, dal 2014 consulente giuridico al ministero degli Esteri. Ma l’anno scorso ha chiesto anche di essere autorizzato dal Csm per due incarichi extra, uno con la Link University e uno con l’Università Telematica Fortunato. Sicuramente non si sarebbe potuto fare altrimenti.