2022-05-05
Gas & rubli, Cingolani chiede chiarezza alla Ue: «Se Putin blocca il flusso l’inverno sarà critico»
L'Unione europea non chiarisce come pagare il gas. Fino al 2024 non potremo essere autonomi dalla Russia
In questi ultimi due giorni il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha esternato moltissimo. Prima al sito Politico, salvo poi rettificare le dichiarazioni che parevano aprire ai pagamenti del gas russo in rubli.
Poi alla conferenza stampa di lunedì sera del governo post cdm sul nuovo decreto aiuti dove ha tentato di rimediare al pasticcio comunicativo di qualche ora prima sotto lo sguardo attento di Mario Draghi. Ieri mattina lo abbiamo riletto in una lunga intervista a La Repubblica dove ha detto che entro la seconda metà del 2024 «dovremmo essere autonomi». Giusto il tempo di digerire l’intervista e poi in tarda mattinata ecco che il ministro ha riparlato alla Camera nell’informativa sull’aumento dei costi dell’energia. Una loquacità che però non basta ancora per capire cosa succederà dopo metà maggio quando anche la nostra Eni dovrà procedere con i primi pagamenti del gas russo in scadenza per non incorrere in una violazione contrattuale.
Non basta perché Cingolani rimanda alla Ue e la Ue continua ancora a fare melina mentre i singoli Stati procedono in ordine sparso. Tanto che ieri lo stesso premier Mario Draghi a Strasburgo ha chiesto un approccio a «maggioranza qualificata» per accelerare il processo decisionale in risposta alla Russia. Il riferimento era alla politica estera dell’Unione che però vale anche per la politica energetica.
AUTONOMI NEL 2024
Ma cosa ha detto ieri il ministro Cingolani a Montecitorio? «I russi hanno fatto questo decreto per l’utilizzo del doppio conto. Si paga in euro, poi la Banca centrale in un paio di giorni li cambia in rubli e li deposita in un secondo conto, è sempre aperto dall’operatore che a quel punto dà un ok a un bonifico. La Russia considera concluso l’acquisto quando viene dato l’ok al pagamento in rubli, l’operatore quando ha ricevuto la fattura in euro. Il problema sono i due giorni di cambio, vanno legalmente interpretati per capire se rappresentano una violazione delle sanzioni», ha ricordato il ministro nel corso dell'informativa. Sottolineando che «è un argomento molto delicato perché da un lato può succedere che l’operatore, continuando a pagare solo in euro, si può vedere rifiutato il pagamento e può essere accusato di avere rotto il contratto. L’Europa deve dare delle indicazioni molto chiare sul fatto che si possa o meno aprire il conto e pagare in rubli. Questa è la discussione in corso, è stato richiesto al più presto un parere, perché già a metà maggio si devono fare dei pagamenti, per avere delle direttive chiare per gli operatori», ha aggiunto.
Lunedì sera, davanti ai giornalisti, il premier Draghi ha annunciato che il piano per l’indipendenza dal gas russo sarà pronto a breve. Per ora sappiamo che la strategia è quella di aumentare il gas che arriva in Italia attraverso i gasdotti (ma servono almeno tre anni per vedere i primi risultati) e di aumentare il gas liquefatto che arriva da noi via nave (ma anche in questo caso si prevede di arrivare a regime nella seconda metà del 2024).
Poi il Mite punta sulle rinnovabili che ci consentiranno di risparmiare 7 miliardi di metri cubi di gas, però al 2025, più su altre misure di risparmio, come il controllo delle temperature domestiche o lo sviluppo di biocarburanti. Con la promessa di arrivare, grazie a questo mix di interventi, a 29 miliardi di metri cubi nella seconda metà del 2024. Il problema è che se interrompessero ora il gas russo avremmo un serio problema con lo stoccaggio, ha ammesso Cingolani ieri davanti ai deputati. «Per raggiungere il 90% di stoccaggio per l’inverno 22-23 sarebbero necessari circa 6 mesi, arriveremmo con gli stoccaggi pieni e potremmo affrontare il prossimo inverno e quelli successivi con una certa tranquillità. Una interruzione immediata dell’export russo - aggiunge - renderebbe critico il superamento dell’inverno 2022-23 in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda che ovviamente sono previste».
PRICE CAP
Nel frattempo, i costi dell’energia sono decollati: «Per quanto riguarda il mercato del gas naturale, il prezzo al PSV (Punto di Scambio Virtuale del gas naturale in Italia) è passato dai circa 20 euro al MWh di gennaio 2021 ai circa 100 euro al MWh del mese di aprile, con un aumento di quasi 5 volte e con punte giornaliere che hanno superato i valori record di 200 euro», ha detto ieri Cingolani. Idem per i prezzi dell’energia elettrica all'ingrosso.
L’Italia insiste sull’imposizione di un tetto ai prezzi: «Per l’Italia o per qualunque altro grande Paese europeo interconnesso il price cap nazionale sarebbe estremamente difficile da sostenere» e «il mercato semplicemente lo salterebbe a piè pari perché non è conveniente vendere lì il gas. Non sarebbe una politica particolarmente intelligente. Ben diverso se questo diventa una politica europea e tutto il continente si mette d’accordo ed essendo il principale customer planetario può un po’ fare il prezzo e mettere una regola che sia sostenibile», ha evidenziato Cingolani.
Sul gas liquido, che è più costoso, gli effetti potrebbero essere mitigati da contratti per differenza, «anche questa è una cosa in fase di studio», ha spiegato ministro.
Continua a leggereRiduci
In Europa il settore soffre per le follie green e la concorrenza di Tesla e case cinesi. Ferrari però cresce grazie all’attesa della nuova F80. Bene Renault. E ora arriva lo tsunami delle nozze Honda-Nissan.
Mohammad Abedini (IStock)
Mohammad Abedini fermato dalla Digos su richiesta degli Usa. Dalla Svizzera favorì un attentato contro i marines in Giordania.
iStock
I nuovi impianti sono rumorosi e prevedono spese onerose per adattare gli immobili.