Dopo Soumahoro, candidano la Salis

Dopo Soumahoro, candidano la Salis
Ansa

Il fallimento del deputato con gli stivali non è bastato: per raccattare qualche voto Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni puntano sulla maestrina accusata di far parte di una banda di picchiatori. Diranno che vogliono sollevare la questione delle carceri. Ma per quello c’era Beniamino Zuncheddu...

Sarà Giubileo anche per il mercato immobiliare
Piazza Navona a Roma (iStock)
Nella Capitale c’è grande effervescenza per l’arrivo di oltre 32 milioni di pellegrini, secondo le stime del Vaticano. Chi possiede anche una camera l’ha inserita sulle piattaforme di b&b e delle case vacanza. Tutti sperano nel grande affare ma la concorrenza è spietata.
Ritratti | Cosimo de' Medici, il primo banchiere sceso in politica

Cosimo de' Medici è stato il primo banchiere sceso in politica. Noto anche come Cosimo il Vecchio, nasce il 27 settembre del 1389 a Firenze da Giovanni di Bicci de' Medici e Piccarda Bueri. Giovanni era un banchiere di successo e il fondatore del Banco Medici, la banca che sarebbe diventata una delle più potenti d'Europa. Firenze era uscita con le ossa rotte dal fallimento dei Bardi e dei Peruzzi e c’era bisogno di qualcosa che in qualche modo rimpiazzasse quelle che erano state le più grandi banche del Medioevo. Nel 1397 i Medici fondano quindi il nuovo banco che introdurrà una nuova forma societaria, molto simile a quella che oggi chiamiamo holding.
Dopo la morte del padre nel 1429, Cosimo assume il controllo del Banco Medici e l’espande ulteriormente. Nel 1433, i suoi rivali politici guidati dalla famiglia Albizzi lo accusano di aver cercato di monopolizzare il potere e lo mandano in esilio. Grazie però alla sua rete di alleanze e alla sua capacità di corrompere i suoi nemici, Cosimo torna a Firenze nel 1434, assumendo la signoria di fatto della città, pur senza ricoprire cariche formali, salvo il paio di volte in cui è eletto gonfaloniere di giustizia. Riesce a garantirsi contemporaneamente il sostegno di numerosi politici e delle corporazioni del commercio e dell’artigianato, erigendosi a difensore degli interessi dei cittadini comuni e della borghesia di fronte all’aristocrazia.
Politico banchiere o forse più banchiere politico. Con lui il banco arriverà alla massima espansione, aggiungendo alle filiali di Avignone, Londra, Pisa e Milano (e Ginevra sarà spostata a Lione quando le fiere della città francese soppianteranno quelle della città svizzera). Cosimo sa gestire i capitali, ma soprattutto da scegliere le persone, i suoi collaboratori: in tempi in cui le comunicazioni erano lentissime per fare i direttori di filiale bisognava scegliere il meglio, bisognava avere persone di fiducia, abili, in grado di prendere decisioni importanti da soli. Non cerca di amministrare ogni cosa; al contrario, invece di lasciarsi sommergere dai particolari, sa distribuire il peso amministrativo sui suoi sottoposti, pur mantenendo saldamente le redini del carro. Lui stabilisce le norme, formula le direttive e bada che le sue istruzioni vengano seguite alla lettera.
Cosimo muore il 1 agosto del 1464 nella villa di Careggi e viene sepolto nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, un luogo che egli stesso aveva contribuito a restaurare. Dopo di lui il banco decade. Suo nipote Lorenzo il Magnifico sarà un ottimo patrocinatore di artisti, ma un pessimo banchiere.

Il governo pronto a cambiare le ultime nomine di Draghi
Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti (Ansa)

Si incomincia a parlare delle scadenze nelle partecipate statali di maggio. Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni alle prese con i rinnovi di Sace, Snam, Fincantieri e Italgas nominati da governo dell'ex numero uno della Bce nel 2022. All'epoca furono assegnate più di 600 poltrone, tra consigli di amministrazione e collegi sindacali.

Massimo Scaglioni: «Il Cav e l’Auditel hanno cambiato i media»
Massimo Scaglioni (Ansa)
Lo studioso della tv: «Lo storico duopolio nacque quando Berlusconi si mise d’accordo con la Rai per la misurazione degli ascolti. Nell’era digitale, la pervasività del piccolo schermo resta impareggiabile: metà del Paese guarda le trasmissioni di prima serata».
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