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2023-07-04
De Luca e Schlein pronti a firmare il divorzio
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Elly Schlein e Vincenzo De Luca (Ansa)
Il che, conoscendo la notoria vena caustica dell’ex-sindaco di Salerno, non avverrà prima di un lungo, fitto e reiterato fuoco di fila ad alto tasso di sarcasmo. Ieri, a Napoli, cogliendo l’occasione dell’inaugurazione di una mostra su Pasolini, il presidente della Regione Campania ha toccato nuove e altissime vette polemiche, dopo quelle pure alte raggiunte nei giorni scorsi nei confronti del numero uno del Nazareno. A innescare la guerra di trincea tra i due, praticamente un minuto dopo la vittoria della Schlein alle primarie, è stata la malcelata intenzione del segretario dem di sbarrare la strada a un terzo mandato per De Luca, ovviamente contrario, in un territorio che lo vede da anni dominus incontrastato delle tessere, ad accettare diktat da Roma. L’attacco di ieri è stato veemente, e a 360 gradi, e non ha risparmiato il personale, a partire dall’ormai famigerata questione dell’armocromista: «Mi imbarazza - ha detto - avere gente che magari consuma 300 euro l'ora per le imbecillità, e 300 euro l'ora sono i due terzi di una pensione al minimo, e mi domando quale credibilità possa avere chi ha questo rapporto di coerenza fra il modo di vivere e il modo di parlare. Questo - ha proseguito - toglie credibilità, autorevolezza e capacità di persuasione a chi si propone di cambiare la società in nome di valori umani fondamentali». Poi, il commissariamento deciso dalla Schlein, colpevole a suo avviso di «un atto di delinquenza politica aver preso in ostaggio il partito in Campania».
Il massimo della vis polemica si tocca sul terzo mandato: «l'onorevole Schlein ha tre mandati, se li è già concessi tra Parlamento europeo,Consiglio regionale dell'Emilia Romagna e Parlamento italiano. Direbbe qualcuno che è una cacicca ante litteram…quando poi questo problema del terzo mandato viene sollevato da gente che ha tre, quattro, cinque, sette mandati...».
Sulla linea del partito sono scintille, tanto che De Luca attacca anche sull’annunciata manifestazione del Pd contro l’Autonomia, proprio nel capoluogo campano: «Bene che si siano svegliati - ha detto il governatore - ma le chiacchiere non servono a nulla, la piccola mattinata propagandistica non serve a nulla. Chi sta combattendo l'autonomia differenziata è De Luca, è la Campania». Per il resto, secondo De Luca, Schlein è colpevole di aver rotto «con i cattolici, con il mondo delle imprese» e di non dire «nulla sul mondo del lavoro, soprattutto dei giovani». «Siamo arrivati al punto in questo paese - ha affermato De Luca - che il consenso diventa unmotivo di polemica politica, vanno bene cioè solo quelli che non hanno neanche il voto della madre. Ma la democrazia è fatta di consenso. Chi sostiene questo nuovo corso? È la domanda che ho fatto alla Schlein, oltre il congresso e il ripristino delle regole democratiche elementari che sono violate in questa regione. Chi sono i responsabili del disastro del Pd da dieci anni? Per chi hanno votato tutti i membri della segreteria uscente, tutti i membri di governo, tutti quelli che hanno gestito il partito in questi dieci anni? Io sono l'unico che credo abbia parlato chiaro da anni sull'assenza di una linea politica, di un programma credibile, di una proposta per il Sud. L'unico che ha avuto una posizione critica nei confronti della linea politica viene
aggredito, tutti quelli che hanno la responsabilità del disastro elettorale fanno i rinnovatori. Ma il tempo delle finzioni e delle cialtronate è finito». Nell’ultimo suo video sui social prima della polemica di ieri, De Luca aveva ironizzato anche sulla sconfitta alle Regionali in Molise, definita «ennesimo, travolgente successo del centrosinistra e del famoso ‘campo largo’». «Direi in particolare ai dirigenti, ai vertici attuali del Partito democratico, di mettersi comodi a questo punto. C’è sempre un altro 10 per cento - ha concluso - di voti residui da perdere. Mettetevi comodi».
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Ormai è più che una semplice escalation. Tra il segretario del Pd e il governatore della Campania è sempre più guerra e si tratta solo di capire quando verrà ufficialmente annunciata la separazione.Il che, conoscendo la notoria vena caustica dell’ex-sindaco di Salerno, non avverrà prima di un lungo, fitto e reiterato fuoco di fila ad alto tasso di sarcasmo. Ieri, a Napoli, cogliendo l’occasione dell’inaugurazione di una mostra su Pasolini, il presidente della Regione Campania ha toccato nuove e altissime vette polemiche, dopo quelle pure alte raggiunte nei giorni scorsi nei confronti del numero uno del Nazareno. A innescare la guerra di trincea tra i due, praticamente un minuto dopo la vittoria della Schlein alle primarie, è stata la malcelata intenzione del segretario dem di sbarrare la strada a un terzo mandato per De Luca, ovviamente contrario, in un territorio che lo vede da anni dominus incontrastato delle tessere, ad accettare diktat da Roma. L’attacco di ieri è stato veemente, e a 360 gradi, e non ha risparmiato il personale, a partire dall’ormai famigerata questione dell’armocromista: «Mi imbarazza - ha detto - avere gente che magari consuma 300 euro l'ora per le imbecillità, e 300 euro l'ora sono i due terzi di una pensione al minimo, e mi domando quale credibilità possa avere chi ha questo rapporto di coerenza fra il modo di vivere e il modo di parlare. Questo - ha proseguito - toglie credibilità, autorevolezza e capacità di persuasione a chi si propone di cambiare la società in nome di valori umani fondamentali». Poi, il commissariamento deciso dalla Schlein, colpevole a suo avviso di «un atto di delinquenza politica aver preso in ostaggio il partito in Campania».Il massimo della vis polemica si tocca sul terzo mandato: «l'onorevole Schlein ha tre mandati, se li è già concessi tra Parlamento europeo,Consiglio regionale dell'Emilia Romagna e Parlamento italiano. Direbbe qualcuno che è una cacicca ante litteram…quando poi questo problema del terzo mandato viene sollevato da gente che ha tre, quattro, cinque, sette mandati...».Sulla linea del partito sono scintille, tanto che De Luca attacca anche sull’annunciata manifestazione del Pd contro l’Autonomia, proprio nel capoluogo campano: «Bene che si siano svegliati - ha detto il governatore - ma le chiacchiere non servono a nulla, la piccola mattinata propagandistica non serve a nulla. Chi sta combattendo l'autonomia differenziata è De Luca, è la Campania». Per il resto, secondo De Luca, Schlein è colpevole di aver rotto «con i cattolici, con il mondo delle imprese» e di non dire «nulla sul mondo del lavoro, soprattutto dei giovani». «Siamo arrivati al punto in questo paese - ha affermato De Luca - che il consenso diventa unmotivo di polemica politica, vanno bene cioè solo quelli che non hanno neanche il voto della madre. Ma la democrazia è fatta di consenso. Chi sostiene questo nuovo corso? È la domanda che ho fatto alla Schlein, oltre il congresso e il ripristino delle regole democratiche elementari che sono violate in questa regione. Chi sono i responsabili del disastro del Pd da dieci anni? Per chi hanno votato tutti i membri della segreteria uscente, tutti i membri di governo, tutti quelli che hanno gestito il partito in questi dieci anni? Io sono l'unico che credo abbia parlato chiaro da anni sull'assenza di una linea politica, di un programma credibile, di una proposta per il Sud. L'unico che ha avuto una posizione critica nei confronti della linea politica vieneaggredito, tutti quelli che hanno la responsabilità del disastro elettorale fanno i rinnovatori. Ma il tempo delle finzioni e delle cialtronate è finito». Nell’ultimo suo video sui social prima della polemica di ieri, De Luca aveva ironizzato anche sulla sconfitta alle Regionali in Molise, definita «ennesimo, travolgente successo del centrosinistra e del famoso ‘campo largo’». «Direi in particolare ai dirigenti, ai vertici attuali del Partito democratico, di mettersi comodi a questo punto. C’è sempre un altro 10 per cento - ha concluso - di voti residui da perdere. Mettetevi comodi».
Giorgio Locatelli, Antonino Cannavacciuolo e Bruno Barbieri al photocall di MasterChef (Ansa)
Sono i fornelli sempre accesi, le prove sempre uguali, è l'alternarsi di casi umani e talenti ai Casting, l'ansia palpabile di chi, davanti alla triade stellata, non riesce più a proferire parola.
Sono le Mistery Box, i Pressure Test, la Caporetto di Iginio Massari, con i suoi tecnicismi di pasticceria. Sono, ancora, i grembiuli sporchi, le urla, le esterne e i livori fra brigate, la prosopopea di chi crede di meritare la vittoria a rendere MasterChef un appuntamento imperdibile. Tradizionale, per il modo silenzioso che ha di insinuarsi tra l'Immacolata e il Natale, addobbando i salotti come dovrebbe fare l'albero.
MasterChef è fra i pochissimi programmi televisivi cui il tempo non ha tolto, ma dato forza. E il merito, più che dei giudici, bravissimi - loro pure - a rendere vivo lo spettacolo, è della compagine autoriale. Gli autori sono il vanto dello show, perfetti nel bilanciare fra loro gli elementi della narrazione televisiva, come comanderebbe l'algoritmo di Boris. La retorica, che pur c'è, con l'attenzione alla sostenibilità e alla rappresentazione di tutte le minoranze, non ha fagocitato l'impianto scenico. L'imperativo di portare a casa la doggy bag sfuma, perché a prevalere è l'esito delle prove. Il battagliarsi di concorrenti scelti con precisione magistrale e perfetto cerchiobottismo. Ci sono, gli antipatici, quelli messi lì perché devono, perché il politicamente corretto lo impone. Ma, tutto sommato, si perdono, perché accanto hanno chi merita e chi, invece, riesce con la propria goffaggine a strappare una risata sincera. E, intanto, le puntate vanno, queste chiedendo più attenzione alla tradizione, indispensabile per una solida innovazione. Vanno, e poco importa somiglino alle passate. Sono nuovi i concorrenti, nuove le loro alleanze. Pare sempre sincero il divertimento di chi è chiamato a giudicarle, come sincero è il piacere di vedere altri affannarsi in un gesto che, per ciascuno di noi, è vitale e quotidiano, quello del cucinare.
Bene, male, pazienza. L'importante, come ci ha insegnato MasterChef, è farlo con amore e rispetto. E, pure, con un pizzico di arroganza in più, quella dovuta al fatto che la consuetudine televisiva ci abbia reso più istruiti, più pronti, più giudici anche noi del piatto altrui.
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Ecco #DimmiLaVerità del 12 dicembre 2025. Il nostro Alessandro Da Rold ci rivela gli ultimi sviluppi dell'inchiesta sull'urbanistica di Milano e i papabili per il dopo Sala.