Paralisi, trombi, miocarditi. Arrivano altri dati sui danni delle iniezioni anti virus

Maxi studio su 99 milioni di persone in otto Paesi, sostenuto dai Cdc, conferma gli effetti collaterali di Pfizer, Moderna e Astrazeneca. Superiori a quelli attesi.

Chissà per quanti anni ancora, leggendo l’ennesimo studio che conferma o addirittura (come in questo caso) aggrava il bilancio degli eventi avversi delle vaccinazioni anti Covid, dovremo continuare a vedere il disclaimer che «i benefici superano i rischi». Sì, perché la formula magica per poter pubblicare valutazioni sui vaccini anti Covid nelle riviste scientifiche è ancora questa, anche se si dice che, ops, gli eventi avversi registrati sono più di quelli che avevano previsto, come riferisce la ricerca peer reviewed del Global vaccine data network, appena uscita sulla rivista Vaccine e sostenuta dai Centers for disease control and prevention (Cdc) degli Stati Uniti. E su un totale di più di 13 miliardi di dosi somministrate in tutto il mondo, è facile capire che anche una minima possibilità in più di eventi avversi gravi corrisponde a decine di milioni di vite, anche giovani, segnate per sempre.

Lo studio di coorte ha rilevato che i vaccini erano collegati a un leggero picco di condizioni mediche neurologiche, del sangue e cardiache studiando tredici «eventi avversi di particolare interesse»: la sindrome di Guillain-Barré (Gbs), la mielite trasversa (Tm), la paralisi facciale di Bell, l’encefalomielite acuta disseminata (Adem), le convulsioni generiche (Gs) e febbrili (Fs), le trombosi cerebrali dei seni venosi (Cvst), la trombosi venosa splenica (Svt), l’embolia polmonare (Pe), la trombocitopenia e la trombocitopenia immunitaria (Itp), la miocardite e la pericardite.

Si tratta del più grande studio globale sulla sicurezza dei vaccini mai realizzato fino ad oggi, che ha analizzato i dati di 99 milioni di persone vaccinate in otto Paesi (Argentina, Australia, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Nuova Zelanda e Scozia), con l’obiettivo di verificare se ci fossero incidenze più alte del previsto dopo la vaccinazione (l’uso di dati aggregati ha aumentato la possibilità di identificare eventi avversi rari, che potrebbero essere stati persi osservando popolazioni più piccole). E le ha trovate: lo studio non solo conferma che i vaccini anti Covid hanno provocato diversi effetti collaterali di cui si parla già da due anni, a cominciare dalla miocardite e la pericardite, ma ha rivelato che l’incidenza è superiore rispetto alle attese registrate nei documenti ufficiali. I ricercatori, ad esempio, hanno riscontrato un aumento statisticamente significativo dei casi di sindrome di Guillain-Barré (malattia neurologica in cui il sistema immunitario attacca i nervi) entro 42 giorni da vaccinazione con Astrazeneca (o Vaxzevria): erano previsti 66 casi, ne sono stati osservati 190 su un totale di 23.094.620 dosi somministrate ai partecipanti allo studio. Se prima, quindi, era stato calcolato che «solo» lo 0,29% della popolazione vaccinata con Astrazeneca fosse stata colpita dalla sindrome, oggi la percentuale è stata corretta allo 0,82%. Alla vaccinazione con Az è stato correlato anche un triplo aumento della trombosi cerebrale dei seni venosi (Cvst), un tipo di coagulo di sangue nel cervello: riscontrati 69 eventi anziché i 21 previsti. L’esito di queste analisi ha portato, già nel 2021, al ritiro o alla restrizione del vaccino in Danimarca e in altri Paesi, ma non in Italia, dove il vaccino è ancora autorizzato. Anche la miocardite è stata associata a una terza dose di Astrazeneca in alcune, ma non tutte, le popolazioni studiate.

Le patologie associate alla vaccinazione con i vaccini a mRna sono diverse. Innanzitutto la miocardite, infiammazione del muscolo cardiaco, costantemente identificata dopo prima, seconda e terza dose di vaccini mRna, come riferito, già nel 2022, dall’ampio studio di coorte di 23,1 milioni di giovani vaccinati tra i 16 e i 24 anni in quattro Paesi nordici. Il più alto aumento del rapporto tra eventi attesi ed eventi realmente osservati è stato riscontrato, però, dopo le seconde dosi di vaccino Moderna. Una prima e una quarta dose dello stesso vaccino Moderna sono anche legate a un aumento della pericardite, infiammazione della membrana che riveste e protegge il cuore. Sono stati osservati sette casi di encefalomielite acuta disseminata (Adem) dopo la vaccinazione con il vaccino Pfizer-Biontech, rispetto a un’aspettativa di due: i casi insomma sono stati tre volte superiori a quanto previsto. Differenze statisticamente significative sono state trovate anche per la mielite trasversa dopo una prima dose di Astrazeneca. La paralisi facciale di Bell è stata riscontrata dopo la prima dose Pfizer e Moderna. In aumento, rispetto ai numeri attesi, anche le convulsioni febbrili dopo prima e seconda dose Moderna. Salgono anche, rispetto a quelli previsti, i casi di trombocitopenia immunitaria dopo una prima dose Astrazeneca e Pfizer, così come quelli di embolia polmonare, registrati anche dopo l’iniezione con Moderna.

«La dimensione della popolazione in questo studio ha aumentato la possibilità di identificare rari potenziali segnali di sicurezza sul vaccino», ha dichiarato l’autrice principale dello studio, Kristýna Faksová del Dipartimento di ricerca epidemiologica dello Statens Serum Institut di Copenaghen. Aggiungendo anche che «è improbabile che singoli siti o regioni abbiano una popolazione abbastanza grande da rilevare segnali così rari».

C’è da notare inoltre che, su un totale di 13,5 miliardi di dosi di vaccino anti Covid somministrate in tutto il mondo fino ad oggi, anche una percentuale sotto lo zero rappresenta di fatto decine, se non centinaia, di milioni di persone danneggiate da eventi avversi a seguito dell’iniezione: ma statisticamente contano poco.

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