
Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io. Elly Schlein farebbe bene a tenere a mente il proverbio, perché proprio i cosiddetti amici - pardon, compagni - si preparano a farle la festa subito dopo le elezioni europee. Il piano lo abbiamo raccontato ieri e in apparenza potrebbe sembrare fantapolitica. Un’operazione a tenaglia, di Paolo Gentiloni e Romano Prodi (con la partecipazione di alcune vecchie cariatidi della politica e di alcuni cosiddetti uomini delle istituzioni), per liquidare la segretaria del Pd e sostituirla. Il candidato a prenderne il posto è ovviamente il commissario europeo il quale, dopo aver perso malamente le elezioni del 2018 (lui stava a Palazzo Chigi, Matteo Renzi a Largo del Nazareno), fu premiato con un incarico prestigioso a Bruxelles. Ora che il Pd rischia di prendere un’altra batosta, dopo quella incassata da Enrico Letta a settembre del 2022, Gentiloni prova di nuovo a capitalizzare gli insuccessi. Sebbene il soprannome Er moviola lo accrediti come un tipo lento, l’ex premier è in realtà veloce come una volpe. Talmente veloce da aver già pianificato il proprio rientro a casa, cioè a Largo del Nazareno, e non per fare il pensionato. Lo ha detto lui stesso, chiarendo di non avere intenzione di candidarsi in Europa. Le elezioni, del resto, non sono cosa che lo appassioni. Anzi: l’unica volta che si misurò con il popolo, il discendente della famiglia dei conti di Filottrano, Cingoli, Macerata e Tolentino, arrivò ultimo. Dunque, il nobile Gentiloni Silveri non ha alcuna intenzione di farsi valutare dagli elettori, preferendo la scorciatoia degli apparati. Fu scelto per caso come ministro degli Esteri da Matteo Renzi, il quale non voleva mettere alla Farnesina l’uomo a cui per anni aveva portato le borse, ossia Lapo Pistelli. Sempre Renzi, convinto che la persona cui aveva affidato le relazioni internazionali fosse innocua, lo suggerì a Mattarella quando perse il referendum: ma invece di tenergli in caldo la poltrona, quello gliela fregò. Da allora, l’ex Rottamatore non perde occasione per punzecchiarlo.
Però Gentiloni, che una parte del Pd sogna a occhi aperti di insediare ai vertici del partito, non è il solo a complottare per fare lo sgambetto a Schlein. L’altro che lavora con gusto alla liquidazione della giovane segretaria è Prodi, che con una mano le porge il titolo da federatrice della sinistra sebbene lei e Conte siano in competizione, e con l’altra le offre pure la corda per impiccarsi, invitandola a non candidarsi alle prossime elezioni. Se c’è una sola possibilità che l’eroina multigender con armocromista al seguito si salvi, questa può essere assicurata solo da un voto popolare che le consenta di scavalcare le trappole della vecchia guardia. Le elezioni europee per Schlein sono una scialuppa di salvataggio, perché se raccogliesse più preferenze dei candidati dei nemici interni (operazione altamente probabile) diventerebbe più difficile cacciarla, soprattutto per mettere al suo posto un tipo che non ha mai vinto niente.
Vi state chiedendo perché per il secondo giorno mi metta a dare consigli a una segretaria che se fosse al governo farebbe disastri legalizzando l’utero in affitto e introducendo l’educazione gender a scuola, aprendo anche le porte a tutti i migranti e introducendo nuove tasse a carico del ceto medio? Tranquilli, non sono impazzito. Se suggerisco a Schlein di candidarsi per evitare di essere fatta fuori da Gentiloni, è perché penso che il ritorno dell’ex premier, spalleggiato da Prodi e da tutta la vecchia guardia di cattocomunisti che in questo Paese da sempre spadroneggia, sarebbe una sciagura peggiore della permanenza dell’attuale segretaria. Er moviola è peggio di lei. E Mortadella, che si finge amico dispensando consigli, anche.
Soprattutto, come ho spiegato ieri, la strategia del gruppo di congiurati anti Schlein non si ferma alla liquidazione dell’eroina della sinistra multigender, ma punta a un secondo passaggio, ovvero alla caduta di Giorgia Meloni, per portare poi a Palazzo Chigi lo stesso Gentiloni, uomo molto gradito dall’establishment europeo, che pensa di maneggiarlo a proprio piacimento. Vi sembrano fantasie giornalistiche? Beh, il ritorno del commissario europeo è un dato di fatto, visto che è stato annunciato da lui stesso, e l’invito di Prodi, affinché Schlein non si candidi, è stato rivolto da una tribuna pubblica e dunque in nessun caso si tratta di insinuazioni. Aggiungete poi che quel guastatore di Renzi ieri ha annunciato che la caduta della Meloni potrebbe essere più vicina di quel che sembra. Quindi tirate voi le conclusioni di quel che si agita nel pentolone della politica nazionale.






