Il leader pentastellato ha chiuso nella provincia pugliese la campagna elettorale per le amministrative. Non sono bastate le venti auto blu di scorta, i furgoni della polizia, le centinaia di agenti in divisa e in borghese che gli facevano da cordone, per evitare i fischi dei tarantini che gli gridavano «traditore, assassino, venduto criminale, in galera devi andare». Proprio come fecero i 5 stelle anni fa a Taranto contro Matteo Renzi.
E dove rinasce il Conte Due: in coalizione a sostegno del candidato sindaco scelto da Michele Emiliano ci sono pd, 5 stelle, Verdi, socialisti, Articolo Uno, vendoliani, e persino esponenti di Italia Viva. È un banco di prova questo dei 5 stelle a Taranto, città simbolo per loro che nel 2018 presero il 47 per cento promettendo la chiusura dell’Ilva. Quando tornarono a Taranto, nei mesi successivi, i 5 stelle furono travolti da fischi e insulti, accusati di aver tradito la città, mentre tutti gli eletti grillini a Taranto, in consiglio comunale come in parlamento, sono fuoriusciti dal gruppo. È rimasto solo Mario Turco, ex sottosegretario a Palazzo Chigi e vicepresidente del movimento, che ha avuto l’incarico di formare la lista aggregando professionisti ambiziosi o personaggi simbolo come il dipendente di Acciaierie d’Italia licenziato per aver chiamato «assassini» i datori di lavoro e difeso da Sabrina Ferilli. Ma nonostante le buone entrate del senatore, anche ieri Conte è stato contestato. Non sono bastate le venti auto blu di scorta, i furgoni della polizia, le centinaia di agenti in divisa e in borghese che gli facevano da cordone, per evitare i fischi dei tarantini che gli gridavano «traditore, assassino, venduto criminale, in galera devi andare»… proprio come fecero i 5 stelle anni fa a Taranto contro Renzi. A fare da contraltare un gruppo di Navigator sventolanti le cartelline «collaboratori tecnici di Anpal Servizi», convocati al comizio per un appuntamento con il loro presidente. Conte sommerso dai fischi è costretto a trasformare in una corsa scortata verso il palco quella che da programma era prevista come una «passeggiata con i cittadini». Sotto il palco lo accoglie tutta la coalizione, compresa una bandiera del Psi, in barba alle parole che proprio Conte ha rivolto contro Stefania Craxi, ma anche alla storia del partito socialista. E infatti appena saliti sul palco Mario Turco si dichiara a sostegno dell’azione della magistratura. Il candidato sindaco si dissocia da quanto dichiarato da Draghi in settimana sul necessario aumento della produzione dello stabilimento Ilva che secondo il Presidente del Consiglio «deve tornare a essere il primo stabilimento siderurgico d’Europa», scelta che vede contraria la coalizione a Taranto rappresentata dagli stessi partiti di governo.
Conte risponde a Draghi: «La competitività è importante ma è importante che tutto ciò non vada realizzato a detrimento dei lavoratori: abbiamo 5.000 lavoratori in cassa integrazione» eppure la cassa integrazione è iniziata subito dopo che Di Maio aveva dichiarato «siamo arrivati al governo e in tre mesi abbiamo risolto il problema Ilva». «Vanno riassorbiti per nuove opportunità - dice Conte - bisogna diversificare, non devono rimanere a casa». Ma l’unica nuova opportunità citata dall’ex premier sono i 200 posti di lavoro promessi per il cantiere degli yatch Ferretti con un investimento pubblico di 142 milioni di euro e 64 privati, che non bastano neppure per reintegrare i 400 portuali in cassaintegrazione a Taranto dal 2014 (oltre ai 5.000 di Ilva, e tanti altri). E infatti Conte dagli operai della fabbrica si tiene lontano, preferendo incontrare gli allevatori di cozze, a cui il suo braccio destro Turco ha promesso con un emendamento le concessioni gratis, dopo averle stralciate dalla messa a gara del decreto concorrenza. Si concretizza il vecchio sogno grillino di trasformare Ilva in un grande allevamento di cozze, insieme alla rinnovata promessa di creare a Taranto «il più grande acquario green del mediterraneo», finanziato con 50 milioni dal governo Conte Due ma subito cancellato da Draghi. Anche Letta due giorni fa a Taranto aveva fatto la stessa scelta di incontrare i mitilicoltori anziché gli operai, ma mentre Conte ha affrontato il popolo, Letta se n’è andato in giro in barca intorno al mar piccolo su cui proprio il commissario voluto da Turco ha interrotto la bonifica che impedisce la coltivazione delle cozze tutto l’anno. Nel pomeriggio invece Conte è stato nei paesi della provincia, ma dalle tappe annunciate alla stampa e sui social misteriosamente è saltata quella che ha fatto a Castellaneta, dove Conte è andato a sostenere, con tanto di simbolo e lista, un candidato sindaco indagato per peculato, mentre sul palco a Taranto è salito rivendicando liste pulite ed etica pubblica. Da qui i fischi.