
La pandemia ha dato l’ultima spinta alla deriva dei giudici costituzionali: parlano apertamente di valutare le attività delle Camere e di aggiornare la Carta. E così hanno ritenuto «non irragionevoli» gli obblighi Covid.
Alzi la mano chi conosce il nome del presidente della Corte costituzionale. Se non lo sapete non preoccupatevi, credo che il 99 per cento degli italiani ignori chi sia e quale ruolo ricopra Silvana Sciarra. Del resto, il turnover ai vertici della Consulta non agevola la conoscenza di quanti sono chiamati a guidarla. Da quando esiste, vale a dire dal 1956, i presidenti sono stati 46: uno ogni 16 mesi, con una durata media che è meno della metà di quella dei capi di governo che si sono succeduti dal 1945 ad oggi. La stessa Sciarra resterà in carica poco più di un anno: essendo stata eletta nel 2014, se ne andrà a novembre, quando avrà compiuto 75 anni. Tuttavia, se siete tra il 99 per cento di italiani che fino ad oggi ignoravano il nome del presidente della Corte costituzionale, da domani dovreste almeno prestare attenzione alle sue parole. La donna che guida i giudici della legge, anche se sconosciuta, infatti si crede più importante del Parlamento. Anzi, più importante dell’assemblea che quasi settant’anni fa approvò la Carta su cui è fondata la nostra repubblica. Al punto da ammonire le Camere qualora non eseguano quanto hanno deciso i togati in materia di innovazione legislativa. In un’intervista apparsa sul sito ufficiale della Consulta, qualche giorno fa la stessa Sciarra ha dichiarato che finora la Corte «ha autolimitato il proprio potere, scegliendo di concedere il tempo necessario al Parlamento per confezionare una nuova legge». Ma questo tempo, ha spiegato, non può durare all’infinito. Indicazione sottintesa, le Camere devono approvare in fretta una legge sui figli delle coppie gay e anche sul fine vita, introducendo nel nostro ordinamento diritti che la Costituzione non prevede. Che cosa spinge il presidente Sciarra a parlare così all’organismo che, secondo l’articolo 1 della Costituzione, rappresenta la sovranità del popolo? Di certo un malinteso, che da tempo ha indotto la Corte a esondare dal proprio ruolo. Invece che l’applicazione e il rispetto della carta su cui si fonda la Repubblica, i giudici della legge sono convinti che tocchi a loro far evolvere la Costituzione verso nuovi orizzonti, aggiornandola e svecchiandola in base ai convincimenti maturati in un consesso che conta 15 toghe. Vi chiedete chi li autorizzi a interpretare a piacimento gli articoli di quella che Roberto Benigni definì la Carta più bella del mondo? Nessuno. O meglio: un’istituzione che si è fatta Casta e che non dovendo rispondere in alcun modo del proprio operato, fa quello che vuole, senza nessun bilanciamento dei poteri.
Durante la conferenza stampa tenuta ieri, a una domanda della nostra Maddalena Loy che in sostanza le chiedeva se sui vaccini la Consulta si fosse attenuta ai principi costituzionali o si fosse adeguata alla scienza, Sciarra ha risposto dicendo che la Corte ha tenuto conto della Costituzione, ma ha valutato anche che il bilanciamento fatto dal legislatore nel momento in cui ha introdotto l’obbligo vaccinale «non fosse irragionevole». E da che cosa sarebbe data secondo il presidente dei giudici della legge la ragionevolezza delle decisioni del governo, l’ha incalzata Loy? Risposta: abbiamo valutato che il legislatore avesse studiato i dati scientifici. Attingendo a quali fonti? Risposta un po’ imbarazzata: all’Oms, all’Aifa e ad altre organizzazioni internazionali che diffondevano non solo in Italia dati scientifici. Peccato che né l’Oms, né l’Aifa, né altre organizzazioni internazionali abbiano diffuso dati incontrovertibili e dunque tali da consentire ragionevoli scelte. Ne sono prova gli atti dell’inchiesta della Procura di Bergamo, ma anche il fatto che all’estero, nonostante siano stati diffusi gli stessi dati, i legislatori abbiano adottato misure diverse da quelle italiane. Un dettaglio? Sì, ma sufficiente a dimostrare che non stiamo parlando di applicazione della Costituzione, ma di una sua libera e arbitraria interpretazione.
Intendiamoci, non ce l’ho con Silvana Sciarra, che è una signora gentile ed educata, la quale però interpreta il ruolo che le è stato assegnato, ossia stravolgere la Costituzione (che gli italiani non hanno voluto cambiare neppure ai tempi di Matteo Renzi) in senso progressista, introducendo obblighi e diritti mai esistiti.
Purtroppo, si sta verificando ciò che Palmiro Togliatti, non Mussolini, temeva, ovvero il governo di un pugno di giuristi, che esautora l’esecutivo e il Parlamento. Intervenendo all’Assemblea costituente, il capo del Pci bollò la Corte costituzionale come una bizzarria: «un organo che non si sa che cosa sia e grazie alla istituzione del quale degli illustri cittadini verrebbero ad essere collocati al di sopra di tutte le Assemblee e di tutto il sistema del Parlamento e della democrazia, per esserne i giudici. Ma chi sono costoro? Da che parte trarrebbero il loro potere se il popolo non è chiamato a sceglierli?». Era l’11 marzo del 1947 e un comunista già immaginava la fine che rischiavamo di fare. Che altro c’è da aggiungere? In altri tempi, con Francesco Cossiga al Quirinale certe cose non sarebbero passate. Ma purtroppo oggi sul Colle, per il suo secondo mandato, c’è Sergio Mattarella, un ex giudice della Corte costituzionale. Ho detto tutto.