inviato a Panama
Osservata a breve distanza, nonostante l’imponente servizio di sicurezza, la decima sessione della Cop10, l’assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità dedicata alla lotta al tabacco, appare un po’ come il mercato delle vacche. Rappresentanti dell’Oms che tirano dalla loro Paesi africani con promesse di sostegno, Ong (le uniche associazioni a cui è consentito partecipare alle sessioni) usate per bullizzare i Paesi che si oppongono alle proposte. Ieri, ad esempio, il Dirty ashtray (posacenere sporco) è stato consegnato da una Ong ai rappresentanti del Guatemala che semplicemente chiedevano il consenso unanime per l’approvazione delle mozioni. Mozioni che, inutile dirlo, impattano pesantemente sull’industria e la filiera agricola. Al di là del gossip, in queste ore si assiste a un costante tira e molla su numerosi dossier. Dall’applicazione del modello transizione green alla filiera agricola del tabacco, fino alla censura dei contenuti online.
Questi grandi eventi d’altronde funzionano così. Gli enti come l’Oms o le istituzioni come la Commissione Ue si siedono con deleghe politiche ma poi approfittando della distanza, della distrazione dell’opinione pubblica (i giornalisti non sono ammessi) e - come nel caso di Panama - del fuso orario, forzano la mano e provano ad andare oltre il mandato. L’attuale Cop mostra rispetto alle altre un pericolo in più: si tratta dell’asse tra Oms e Commissione. La seconda punta a far approvare il maggior numero di restrizioni possibili e poi trasferirle in Europa come norme di legge senza la solita strada del trilogo. Di fatto si tratterebbe di una vera e propria cessione di sovranità. Motivo per cui la delegazione italiana, prevista fino a pochi giorni prima, è stata ritirata all’ultimo. Evidentemente in polemica con le mosse estremiste dell’Ue e dell’Oms. I rappresentanti del ministero della Salute e del Mimit avevano già fatto i biglietti per Panama. Poi l’ordine di rimanere a Roma e incaricare la Farnesina per l’invio di un solo delegato. La scelta è caduta sull’ambasciata panamense. La motivazione è semplice. Mandare al tavolo i tecnici avrebbe significato implicitamente partecipare al balletto messo in piedi dagli oltranzisti. Al contrario, inviare un rappresentante della diplomazia e non un tecnico significa invece ribadire il mandato del nostro Paese, del Parlamento Ue e della rappresentanza al Consiglio. Mossa geniale, ci viene da dire, anche se è ancora presto per tirare le fila. La situazione a un giorno dalla fine dei lavori è ingarbugliata. In ballo c’è il tentativo di far passare la logica del rischio zero, quella che ha stimolato il piano pandemico del Covid, per capirsi. Quindi sigarette elettroniche o non combuste per l’Oms sono uguali alle bionde tradizionali. Saranno da equiparare dal punto di vista fiscale, della pubblicità. Al tempo stesso l’Oms e l’Ue vogliono vietare i prodotti con filtro. In modo da renderli più dannosi e soprattutto infumabili. Poco conta che l’Europarlamento dopo due anni di lavoro abbia deciso di spingere i prodotti alternativi perché sono meno dannosi. Poco importa che a ottobre scorso un pugno di Paesi, Italia in testa, abbiano negato alla Commissione alcuna delega in bianco.
Il mercato delle vacche diventa ancor più complesso da monitorare dal momento che a sostegno della posizione oltranzista ci sono Paesi come il Brasile, il Canada, il Sudafrica, le tre nazioni baltiche, la Francia, l’Australia, l’Olanda e la Danimarca e oltre alla Commissione anche il Belgio che gioca con doppia veste. Sia come Paese membro del Consiglio sia come presidente e quindi con doppio peso nelle trattative. Assenti per non avere ratificato le norme Oms sul tabacco sono gli Stati Uniti e l’Indonesia. Dall’altra parte ci sono i Paesi mediterranei (oltre all’Italia, la Grecia, la Spagna e il Portogallo), tutti sulla linea del pragmatismo. A sé stante gioca la Gran Bretagna che sul fumo ha una sua politica particolare e molto efficace pro nuove tecnologie. Infine, la Germania che storicamente non gradisce che enti terzi mettano il becco su decisioni che finiscono con l’impattare sul proprio gettito fiscale. Russia e Cina non scoprono le carte. Infine, a chiudere il cerchio del circo Oms, ci sono Filippine ed Egitto che da anni si mostrano (pur avendo ratificato) strenui oppositori nel merito e nel metodo.
A chi argomenta che si tratta solo di tabacco vogliamo ricordare che quanto sta accadendo in queste ore a Panama è l’antipasto di quanto accadrà su altri temi. L’alcol, la carne e l’intera comunicazione via social media. Basti pensare che una delle proposte in discussione prevede la censura di qualunque contenuto online relativo al tabacco e alle sigarette alternative. Le aziende non potranno fare proposte di lavoro, ma addirittura sarà vietato pubblicare testi scientifici sia pro sia contro tabacco e derivati. L’obiettivo è chiaro. Con la scusa delle cosiddette fake news si vuole ridurre lo spazio informativo dei cittadini. Evitare che siano loro a scegliere. Ora vale per il tabacco, domani per il piano pandemico, dopo domani per gli alimenti come la carne, i formaggi e il vino. A spingere è Dg Sante che guarda caso ha deleghe anche su farmaci, piani pandemici e l’intera filiera agroalimentare. È una deriva su cui dovremmo riflettere. Oggi, nel silenzio totale dei media tradizionali, si chiudono i lavori a Panama. Vedremo che succede.