Caro presidente, mi scusi se oso inoltrare la mia cartolina a lei, che nonostante le apparenze resta uno degli uomini più potenti del mondo. Ma mi ha molto colpito quando, terminata la visita da papa Francesco, se n'è uscito dicendo che il Santo Padre era stato proprio contento di incontrarla perché lei (autodefinizione) è «un bravo cattolico».
Mi ha colpito perché prima di tutto è difficile che un «bravo cattolico» si senta davvero un «bravo cattolico»: è più facile che si senta in colpa, bisognoso di perdono, troppo lontano dall'esempio di Gesù per sentire a posto la sua coscienza. Ai «bravi cattolici» fin da piccoli insegnano che fra il fariseo che si vanta al tempio perché si sente migliore di tutti e il pubblicano che chiede a Dio pietà per i suoi peccati (Luca 18, 9-14), ebbene è meglio essere quest'ultimo. Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato.
Ma anche per chi non ha mai letto il Vangelo, andare dal Papa e subito dopo autoproclamarsi «bravi cattolici» fa un po' sorridere. È come se uno andasse a trovare Einstein e poi uscendo dicesse: «È contento di me perché io sono un genio della fisica». Oppure come se uno andasse a trovare Pelè e dicesse: «È contento di me perché sono un fenomeno di centravanti». Insomma, roba che già all'asilo Mariuccia la prenderebbero in giro. Invece, chissà perché, nel mondo sembra che la prendano ancora sul serio, caro Biden. In patria un po' meno, mi risulta, dal momento che hanno potuto vederla all'opera da vicino. Ma che ci vuol fare? Il mainstream europeo le è grato. Continua a considerarla una specie di salvatore del mondo, dal momento che è riuscito a sconfiggere il diavolo Donald Trump. E quindi la tratta come se fosse davvero un bravo presidente. E un «bravo cattolico».
Lei, bisogna dirlo, sentendosi debole a casa, fuori casa ce la sta mettendo tutta per compiacere i suoi interlocutori. Chiede scusa a Macron per la «disattenzione» sui sottomarini nel Pacifico, elogia Mario Draghi «straordinario» per il suo «nuovo modello economico» (in effetti quota 102 e il rifinanziamento del reddito di cittadinanza sono misure rivoluzionarie che saranno studiate a Cambridge), evita di addormentarsi alla cena del presidente Mattarella. E dopo essersi proclamato «bravo cattolico», usa anche, per rifarsi l'immagine, l'eucaristia. «Il Papa ha detto che è felice che io possa ricevere la comunione», ha dichiarato. E del fatto in sé noi non possiamo che essere felici. Certo: ci piacerebbe anche che tutta 'sta devozione lo portasse ad avere un po' più di coraggio sui temi della vita, perché ci riesce difficile capire come un «bravo cattolico» possa appoggiare le leggi sull'aborto. E ci piacerebbe che lei avesse trovato il coraggio di parlare di questo con il Papa, anziché fuggire dall'argomento. Ma tant'è: a queste contraddizioni, purtroppo, siamo abituati. Quello che proprio non riusciamo a sopportare, invece, è che lei usi la comunione come arma diplomatica (la «diplomazia dell'ostia»), trasformando un sacramento in un'operazione di propaganda. Il G20, la Cop26 e il multilateralismo meritano rispetto, per carità. Ma non pensa che l'eucaristia ne meriti di più?